Contava solo vincere. Se lo mettano bene in testa pure i puristi del giuoco, spuntati puntualmente come funghi alla sirena finale di un 64-51 che consegna alla Virtus Roma gara 1 del play out contro Recanati. Perchè francamente pretendere una partita spettacolare, dopo una stagione regolare decisamente non positiva per entrambe, per di più nel primo atto di una serie in cui per entrambe le squadre è in gioco una buona fetta di futuro, sarebbe stato come pretendere di arrivare a ferragosto a mezzogiorno su una spiaggia della Sardegna e trovare un ombrellone libero in prima fila.

Invece sul parquet di un Palatiziano, affollato da oltre 1800 anime ancora una volta vicine alla squadra, il fioretto ha lasciato spazio alla spada. Sono volate mazzate e contro mazzate fin dalla palla a due, in una contesa dominata dal game plan dell‘Artiglio e magistralmente interpretato da una “Piovra Nera” da 20 punti e 12 rimbalzi.  Vincerla sotto canestro, questi erano i dettami della vigilia, e Roma lo ha fatto (48-34 il computo a rimbalzo) cancellando lo spauracchio Lawson con le bastonate di un Olasewere indemoniato, il coraggio di “Gattino” Benetti e gli attributi di un “Tenente” con la bava alla bocca.

Dopo una partenza sprint romana (9-0 dopo cinque minuti), Recanati riesce a trovare il primo canestro dopo quasi sei minuti e mezzo con l’ex Barcellona, Smith. Peggio va al suo collega Lawson, con l’ex Blujays che buca la retina per la prima volta dopo ben tredici minuti di partita, e all’intervallo la Virtus concretizza già un +12 (35-23 ) che spezza bellamente le reni alla pattuglia gialla di coach Sacco. L’Artiglio spreme giustamente a dovere la panchina, ad eccezione di un Leonzio ancora non pronto. Flamini recupera un paio di rimbalzi offensivi dal peso specifico notevole, Bonfiglio e Casagrande non si tirano mai indietro dalla bagarre inscenata dagli avversari, e spesso mal gestita dalla solita carente, e decisamente incapace, terna di fischietti ripescata dai meandri di chissà quale infima categoria cestistica.

L’unico sussulto leopardiano nel finale, cancellato da una stoppata di Benetti sul tiro da tre di Traini, e da una tripla con dedica alla curva di un Callahan, sempre più nel cuore di questa Virtus e dei suoi tifosi. Tutto questo con il “Sergente” Pepper in tribuna, ma sicuramente già in posizione di sparo per il proseguo della serie, ed un Voskuil da 3/12 dal campo ma sempre pronto a gettare sul parquet ogni stilla di energia per oltre 33 minuti. Roma vince e pensa già a gara due, ed è già qualcosa dopo una stagione dove spesso il bel giocare si è concluso con beffe atroci.