Il primo viaggio di Andrea Diana da head coach del Basket Brescia Leonessa, inizia il 16 giugno 2014 quando viene presentato ufficialmente alla stampa.

Il suo arrivo, presso il luogo dell’evento, è preceduto dalle “solite” indiscrezioni trapelate, qualche ora prima, tra gli addetti ai lavori, da qualche apprezzamento e, come sempre, da qualche critica e un po’ di scetticismo del tipo: “Troppo giovane e inesperto per il ruolo di capo allenatore”.

Essere “troppo” giovane, non può che essere un vantaggio, il modo di dire è sicuramente stato coniato da qualche invidioso della gioventù altrui.

Essere “troppo” giovani è una qualità di chi ha ancora l’entusiasmo e la spensieratezza che in quelli “troppo” vecchi è andata perduta. Vero anche che, se nessun “troppo” giovane non si sperimenta, non cresce mai e non può diventare un “giovane esperto”.

Quando Andrea si presenta all’appuntamento, con puntualità svizzera, è sorridente, rilassato, strige la mano a tutti coloro che lo aspettano, non con fare dovuto, ma guardando negli occhi ognuno dei presenti. Con lui arriva anche l’affascinate moglie Valentina, in dolce attesa del loro primo figlio, in un evento così importante, non può non essere al suo fianco.

Dopo l’investitura ufficiale da parte dello staff dirigenziale, la parola passa ad Andrea che esordisce con questa frase; “Incomincio da me stesso, etica, disciplina e rispetto sono il mio modo di essere. Queste le mie basi di partenza. Questo è quello che chiederò alla squadra”. E subito dopo: “Quest’anno lavoreremo sodo, e dovremo remare tutti nella stessa direzione.” frase questa che verrà ripresa più volte durante la stagione e sarà ben sottolineata anche alla vigilia dei playoff.

Chi conosceva già Andrea e chi, come il sottoscritto, lo ha conosciuto meglio in questa stagione, ha potuto capire al volo che il nuovo coach avrebbe dato un’impronta ben precisa alla nuova squadra, il progetto era già molto chiaro nei suoi pensieri, ora bisognava tradurlo ai giocatori che poi avrebbe scelto.

Una prima indicazione è arrivata con l’immediata conferma, come proprio assistente, di Max Giannoni in segno anche di una continuità con il passato ma certamente proiettata nel nuovo futuro che si andava a delineare. In seguito, anche la scelta del secondo assistente, Matteo Cotelli, confermava la volontà di Diana di valorizzare i giovani, come si capirà anche durante tutto lo svolgersi del campionato.

Nelle settimane successive la proprietà, il neo coach, il G.M. Bartocci e tutto lo staff tecnico lavorano sodo alla formazione del nuovo roster che definirà, l’ormai mitica Leonessa 2014/15. Coach Diana ripeterà varie volte alla stampa che le caratteristiche che valuta, nei singoli giocatori, che incontra per il suo progetto squadra vanno ben al di là delle singole motivazioni/abilità tecniche ma devono avere una mentalità specifica alla formazione di un gruppo inteso come asse portante dell’intero progetto e, pur non escludendo le singole specificità, devono essere totalmente messe a disposizione dell’intero gruppo.

Come da cronoprogramma stabilito, il 19 agosto alle 19 è tutto pronto per la presentazione della squadra a stampa e tifosi che già scalpitano per capire come sarà la Leonessa dell’imminente stagione. Mancano all’appello ancora i due americani ma, di li a pochi giorni, avrebbero raggiunto la squadra.

Il giorno della presentazione però, rimarrà nel cuore di Andrea per un altro evento; proprio quel giorno, il 19 agosto, nasceva il figlio Federico, infatti Andrea non si presenterà al raduno ma nessuno lo considerò assente, anzi gli fu subito tributato un applauso, il primo di tanti dentro e fuori il palazzetto, e Andrea era li presente nei pensieri e nei cuori di giocatori e tifosi.

Tempo tre giorni e Diana è nuovamente in palestra, nei suoi occhi però c’è qualcosa di diverso, quando si diventa papà (o meglio, Babbo, direbbero nella Livorno di Andrea) non può non cambiare qualcosa dentro un uomo.

Il coach, anche se con qualche giorno di ritardo, inizia il percorso che aveva pensato per essere pronto per l’inizio del campionato. Con i giocatori scelti era stato chiaro, ora era arrivato il tempo, per tutti di lavorare sodo, concentrati per arrivare pronti alla prima contesa del campionato.

Sotto l’attenta guida del neo coach e, del preparatore atletico, i giovani leoni si preparano con grande impegno, con fatica e con sudore, divisi tra palestra e campo da gioco.

Il gruppo prende forma, cresce, si fortifica, arriva il tempo delle prime amichevoli. I giocatori sono alle loro prime prove ufficiali, i tifosi partecipano numerosi e curiosi di vedere la trasformazione della squadra. Così come un bimbo appena nato, nelle sue prime settimane, ha un’evoluzione tale che stupisce gli stessi genitori, chi poi non lo vede tutti i giorni, ancora di più ne nota la crescita e il rapido cambiamento, così è per la nuova Leonessa.

Durante tutta la stagione coach Diana farà del gruppo la vera anima di questa squadra. Ci sarà una serie consecutiva di dieci vittorie che esalteranno società, giocatori e tifosi. Ci saranno scottanti sconfitte e trasferte ostiche che lasceranno l’amaro in bocca. Ci sarà la festa di una final six di coppa Italia a Rimini che, malgrado non si sia conclusa nel migliore dei modi, è stata una festa a 360 gradi, per Brescia e tifosi al seguito.

La squadra, il gruppo, non smette mai di crescere e dalle sconfitte riesce a ripartire con sempre nuove energie, in tutto questo il condottiero non si è mai sottratto alle responsabilità e come un genitore attento e presente ha cresciuto, indirizzato, istruito la propria creatura.

Rigoroso, preciso e sempre coerente, Andrea durante le partite urla indicazioni, sostiene la squadra, riprende il singolo giocatore se qualcosa non gira nel verso giusto e, in alcune occasioni, tira qualche calcio alla panchina ma, tutto finisce con il suono della sirena. Nel dopo partita saluta sempre e ringrazia avversari, arbitri e tifosi e in sala stampa non ha mai nulla da recriminare neppure quando le circostanze lo permetterebbero o i giornalisti lo sollecitano. Mai una parola fuori posto, mai una critica fuori luogo, a volte arrabbiato ma sempre educato, sempre, nella sconfitta tantopiù nella vittoria, anche in questo dimostra serietà e rispetto verso avversari e arbitri.

Grande spazio è stato dato, dal coach, ai giovani che oltre a lavorare nel migliore dei modi durante la settimana, si sono fatti trovare pronti quando Diana li ha chiamati per scendere in campo, tra questi, oltre agli “under” della panchina, il coach ha reso protagonisti anche i giovanissimi under 19, aggregati alla prima squadra, ai quali ha dimostrato che con l’impegno quotidiano i risultati arrivano, infatti, quando vi è stata la possibilità Andrea li ha fatti esordire in campionato. Anche in questo aspetto, valorizzare i giovani, non è rimasta solo una promessa di inizio stagione ma una realtà quotidiana di Andrea Diana.

Parallelamente al basket, ogni 19 del mese un post corredato di fotografia segna un complimese importante per Andrea; la moglie Valentina attraverso i social scandisce un’altra crescita significativa per il cuore del coach che, anche se spesso lontano da casa, può condividere, anche pubblicamente, i piccoli grandi traguardi di Federico. Nelle ultime partite della stagione, il figlio del coach è già molto cresciuto, tanto da essere portato in trionfo, dopo le vittorie casalinghe, dal suo omonimo, capitano della squadra.

Ora la stagione è terminata, un secondo posto in regular season e semifinale playoff gli importanti traguardi raggiunti dalla squadra di Andrea Diana e la consapevolezza di aver fatto sempre e solo il meglio, in ogni singolo momento; anche nelle sconfitte e nelle varie difficoltà che hanno attraversato lo spogliatoio, il gruppo ha sempre reagito, rimettendosi a quel duro lavoro quotidiano che il coach aveva richiesto come base fondante sulla quale costruire un gruppo, no, IL gruppo.

Brescia non dimentica chi la ama e chi si fa amare, i precedenti coach, dall’esperto Sandro Dell’agnello al navigato Alberto Martelossi hanno lasciato un ricordo positivo nel cuore degli appassionati bresciani, Andrea Diana è stato, nell’anno del suo esordio, “cullato” dal calore di una città affamata di pallacanestro e, comunque andranno le cose il suo primo anno da head coach non sarà solo Andrea a ricordarlo ma un’intera onda blu. Grazie Andrea.

#basketforever