Erano nove le gare in programma stanotte, tre di alta classifica.

 

Chi ha avuto la fortuna di assistere allo show di schiacciate della Houston University dei primi anni ’80, la confraternita della schiacciata formata da Hakeem Olajuwon, Clyde Drexler e Michael Young? Era chiamata Phi Slama Jama. Oggi va di moda il Phi Slama Drama, alla Q-Arena o dovunque giochino i Cavs. Vedremo perchè.

Dal momento che ci occuperemo soprattutto dei Cleveland Cavs, immediata partenza con la W casalinga 116-108 dei Rockets su GS nel confronto “seconda vs prima” della Western Conference. Confronto ridotto a un varietà per tifosi texani se si pensa che gli Warriors, miglior attacco della NBA, delizioso mix di gioco di squadra ed individualità (ricordiamo questo trio: Steph+Klay+KD) sono stati ingabbiati alla metà dei liberi rispetto a Houston (15 vs 29), al 75% dei liberi rispetto la coppia Paul+Harden (15 vs 20) e che il Trio ha tirato la metà dei liberi della coppia texana (9 vs 20), anzi: Klay non ha visto mai la carità. Chiarito come interpreto la W di Houston, ecco qualche numero: Paul 33-11-7; Harden 22-2-8; Steph 19-1-8 ma con ben 20 tiri; KD 26-7-5 con 2 stoppate.

Interessante tagliando quello superato dai T’Wolves, che hanno battuto, casalinghi e privi di Jimmy Butler, i Raptors appena reduci da una W a Toronto vs gli Spurs. La formazione di coach Thibodeau sta acquistando consistenza. Forse non brilla, ma è avviata ad un miglioramento record nel numero di W rispetto la scorsa stagione, e si trova saldamente quarta ad Ovest, solo mezza partita dietro San Antonio. L’assenza di brillantini ha forse giocato contro le nominations di Towns e/o Butler nei quintetti per lo ASG 2018, e in particolare l’assenza di Towns fa gridare allo scandalo: ma meglio le W di squadra, dopotutto. Stanotte nei Raptors ancora ENORME il Subcomandante Lowry (40-5-5 con 6/10 da 3), malino DMDR (20 ma con 16 tiri e 5 perse); per i T’Wolves superbo Wiggins (29-5-3, è lui il più migliorato dalle cure di Thibo) e ottimo KAT (22+10).

Ora prendete blocchetto per appunti o registratore, occhialini senza montatura, aprite la porta e fate stendere sul lettino d’analisi il vostro prossimo paziente: Cleveland Cavs (e loro ko vs OKC). Non è più solo questione di tandem-coaching (Lue con la scimmia di LBJ sulle spalle), di paturnie o leggerezze del Prescelto, né di attendere il rientro di qualcuno, o dare luogo a un progresso tecnico sia off che def. Ora è romanzo, tragedia, commedia, a volte farsa: psicanalisi, in una parola.

Come sempre, guardando i Cavs, bisogna considerare il momento di James: reduce da una partita così-così vs Orlando (i Cavs hanno sperperato un vantaggio enorme fino a rischiare di perdere) e atteso non da una gara da vincere ma da 22 punti da segnare, quelli che mancavano (e non sono arrivati) ai 30000 in carriera, con tutte le relative Eneidi composte sul più giovane a superare la soglia, la legacy, la supremacy eccecc. Nel conto emozionale si deve mettere anche la definizione subìta da parte di Charles Barkley un paio di notti orsono: LBJ is a passive-aggressive drama queen (un monumento a Chuck, grazie). Prima azione: LBJ cambia all’acqua di rose su Steven Adams, e tenta sul centrone dei Thunder un anticipo folle e comico, ovviamente lo manca e Adams segna tranquillo. Fumetto sulle teste dei compagni: la parola di 4 lettere accompagnata da you. Conseguente inizio dei Cavs: 0-8. LBJ, percepita la parola di 4 lettere dai compagni, la prende suscettibile, e non tira ma fa mostra di giocare per la squadra, mollando passaggi non sempre precisi anche quando dovrebbe tirare. I primi a segnare per i Cavs sono IT e Crowder, che rispolverano qualche gioco a due bostoniano.  I Cavs prendono due pali (Love e Smith) da 3, un cross da 3 (Crowder) e un retro del tabellone da 2 (James), lasciando scappare i Thunder 24-12 (tutti della coppia ex-Celtics). Il divario si allarga: 40-20 a poco meno di 2 mins alla fine del primo quarto. La “difesa” di Cleveland subirà 43 pti nel primo periodo e 76 nel primo half. Aggiungeranno 8 perse, di cui almeno metà con passaggi orizzontali dal lato all’uomo in lunetta. La sola cosa che riuscirà momentaneamente a risollevarli sarà il confronto tra panchine: Rose-Wade-Green-Thompson-Korver riportano (in particolare Rose e Wade) i Cavs a -8 (50-42), ma al successivo reingresso di James piombano nuovamente a -15. Storia finita, mentre OKC arrotonda stats e divario fino al 148-124 finale. Cavs L 5 nelle ultime 6 gare. Per parecchi Thunder forse la migliore in stagione. Parliamo di PG13 (36-7-2, 12/19 al tiro, 4 triple nel primo quarto, 25 pti nel primo tempo), di Melo (29+10, 11/19 al tiro), di Adams (25+10, 10 pti nei primi 20 di OKC ammazzando la gara subito), ma soprattutto del coach Billy Donovan. OKC, merito anche del coach, ha sempre avuto una super difesa (mai meno di quarta nella NBA quest’anno), ma pur concedendo pochissimo (ora 101.3, ma sono stati anche meno  di 100 pti) l’attacco faceva….fatica per non dire schifo, con % spesso incapaci di sorpassare il 43%. Molto delle difficoltà dell’attacco, oltre che dalla terribile tunnell-vision di Westbrook, erano causate dalla gestione della panchina da parte di Donovan. Il pino dei Thunder non è eccelso, ma nemmeno orribile. Donovan ha, almeno recentemente, archiviato il colabrodo Abrines e portato qualche modifica opportuna: il cambio per Adams (sempre il primo ad uscire per iniziare il vero smallball) non è più Patterson ma Grant. Con Patterson non c’erano guadagni rispetto Adams, con Grant si guadagna almeno in velocità e reattività; Patterson entra ora come cambio di Melo, con cui condivide i chili in eccesso e la tendenza a eccedere nelle triple, ma non si tratta di un sensibile peggioramento. Gli aggiustamenti progressivi sia dei giocatori (RW meno isterico ultimamente) che del coach hanno portato tra Dicembre e Gennaio da 102 a 106 i punti/partita di OKC, e la differenza è sensibile: 18 vinte, 8 perse e record tornato vincente.