Fabio Mian è stato presentato alla stampa presso la filiale di Sapiens Spa, agenzia per il lavoro da tempo legata alla Vanoli Basket e ora tra i soci fondatori del Consorzio Cremona Basket. A fare gli onori di casa Katja Acquaroli, titolare dell’azienda assieme al fratello Roberto. “Sapiens fa parte di un progetto, assieme ad altre aziende, che ha l’obbiettivo di promuovere lo sport sul territorio cremonese e non solo. Un progetto pieno di entusiasmo e passione, che porterà la Vanoli a una rinascita, dopo un periodo difficile, legato all’emergenza che ha coinvolto tutto il Paese. Tale progetto lancia un messaggio bellissimo: quello del gruppo; un gruppo di persone che si è unito per aiutare un’azienda che è andata un po’ in difficoltà in questo periodo. Credo che ‘uniti si può’ sia la cosa più importante da dire, perché mai come ora l’unione fa la forza. Il gruppo ce la può fare più del singolo”.

Katja Acquaroli con Fabio Mian

Katja Acquaroli con Fabio Mian

Ha poi preso la parola il team manager Mauro Saja: “Fabio Mian è stato scelto dallo staff tecnico perché conosce già l’ambiente, essendo già stato qui per tre stagioni, due molto positive, l’ultima così così, culminata con la retrocessione sul campo. Se però è stato scelto per tornare, è perché crediamo molto nelle sue qualità, crediamo in lui come persona, certi che sia molto migliorato in questo triennio lontano da Cremona”.

Nessun dubbio – “Ringrazio società e staff tecnico per avermi chiamato – ha affermato l’ala friulana – Non abbiamo parlato molto, perché erano sicuri loro ed ero sicuro io della scelta, nonostante il pregresso. Sono molto contento di essere tornato. E’ stato fatto mezzo miracolo fuori dal campo per salvare la società, ora sta a noi fare l’altro mezzo miracolo, sul campo. Siamo pronti, l’impegno per fare il meglio possibile sicuramente non mancherà”.

Acquaroli, Mian, Saja

Acquaroli, Mian e Saja

Esperienza – “Il fatto di aver potuto giocare in competizioni europee, interagendo con un alto livello di pallacanestro, anche il semplice fatto di poter giocare di più – più partite, più avversari, più situazioni – penso mi abbia aiutato ad aprire maggiormente la mia visione, a limare alcuni miei difetti”.

Galbiati – “Ci ho parlato due volte al telefono, e martedì, appena arrivato qui: sono molto contento di come ci siamo rapportati. Mi sembra una persona schietta, che dice quello che pensa senza tanti giri di parole. A me, che magari con le parole non sono bravissimo, questo piace; poi è chiaro che quando saremo sul campo, sarà quello a parlare, nel bene o nel male”.