In arrivo il decimo podio settimanale, medagliati i migliori ed i peggiori dell’eccellenza mondiale.

TOP

3. Al terzo posto uno ormai più che abituato alla permanenza al primo. Mi perdonerà Steph, obbligatorio menzionarlo quando supera i 50, ma al primo posto in settimana preferisco qualcosa di un po’ meno ordinario. Ordinario sì, ormai ogni volta che scende in campo ce lo si aspetta che possa arrivare una pioggia da 51 come quella di Washington. Qualcuno sotto il Gran Sasso o a Ginevra potrebbe star studiando quelle parabole, fino a quando non pubblicheranno i risultati noi comuni mortali non abbiamo più parole.

2. Dov’eravamo rimasti? C’era una squadra in grande crescita l’anno scorso, che chiudeva la stagione regolare con probabilmente il più impressionante miglioramento e riapriva la successiva decimata dagli infortuni. A fine Gennaio uno degli infortunati sembra stare meglio, Derrick Favors,torna in campo tra strette di mano e saluti del caso… Utah Jazz 7 vittorie di fila. Favors era mancato e tanto, ma questa inversione di tendenza non è dovuta solo al suo ritorno. Nella NBA programmare è fondamentale, sembrano in pochi ad averlo fatto meglio dei mormoni, se anche Rodney Hood comincia a dare qualche garanzia insieme a Hayward, Gobert e compagnia, ci sarà da divertirsi anche senza gli sci da quelle parti.

1. Prima posizione per gli incredibilmente terzi della Eastern Conference. Terzo ad Est sarà Melo? Wade? George? No, nessuna superstar che si possa definire tale, almeno sul parquet, perchè in panchina c’è Brad Stevens e dietro soltanto a Cavs e Raptors ci sono i Boston Celtics. Sono lontani dal poter competere per un anello, ma vederli in quella posizione è sorprendente soltanto se si leggono i nomi del roster. Mentre Ainge va a caccia di quelle rare, coach Stevens non gioca con le figurine, e fa di una squadra composta per la maggior parte di atleti rubati alla NFL una delle difese più dure da affrontare per chiunque. Unire questo ad un più che discreto equilibrio in attacco, lascia soltanto da pensare a dove potrebbe arrivare questa squadra inserendo un “ventellista” di professione in più. Spesso brutti sporchi e cattivi ma sono lì, e non potrebbero esserlo più meritatamente.

FLOP

1. Se vuoi convincere KD a tornare nella sua città natale probabilmente dovresti offirgli qualcosa di più della moneta. A Washington fossi io il 35 non andrei avendo voglia di vincere, con un front-court del genere non si può nemmeno lontanamente pensare di vincere, nemmeno con Wall, Beal e KD. Gli Wizards continuano spesso a non difendere, il risultato è stata una per nulla trionfale uscita dalla po picture, che guardando a chi è rimasto dentro sembra più che giustificata. I tempi in cui a Est la competizione era minima sembrano star finendo, insieme ai tempi in cui questa Washington andava ai playoff senza troppa fatica. In un momento in cui in tanti stanno cambiando, più o meno giustamente, pensare di voler mantenere lo status quo nella capitale attendendo soltanto la superstar non sembra una grandissima scelta.

2. Qualche anno fa all’annunciato arrivo di Phil Jackson Shaq decideva di mettersi in forma e le cose cambiavano, cambiamenti ai Knicks dall’arrivo di Phil? A parte la miracolosa chiamata di Porzingis se ne sono visti pochi. Da una squadra che vanta tra i suoi Melo e l’Unicorno 9 sconfitte in 10 partite non si possono certamente tollerare, ho dei dubbi sul fatto che a pagare dovesse essere proprio Fisher ma tant’è. Derek Fisher era stato l’uomo scelto dall’alto dei titoli del filosofo per guidare i “nuovi” Knicks, sicuramente non abbiamo visto il triangolo Jacksoniano a NY, ma come direbbe Al Pacino “l’allenatore allena e il dirigente gestisce”. É ancora da capire la motivazione principale che abbia portato al licenziamento di D-Fish, ma ora sembra davvero ci sia qualcosa da cambiare e la palla passa di nuovo a Jackson che è più difficilmente licenziabile. Chissà che da dirigente Phil non valga come Pat Riley?

1. Peggio del peggio della settimana ce lo hanno mostrato gli Houston Rockets, guardando i roster di Houston e Portland verrebbe da pensare ad una gara senza storia, dall’altra parte però. I Rockets perdono una partita che a causa loro era importantissima nella corsa ai playoff, ci può stare poi perdere contro GS, ma la settimana dei Rockets descrive perfettamente quale sia la situazione. Nessuno ha avuto da ridire quando sono stati schiaffeggiati dai campioni, e vedendo la gara non viene nemmeno niente da dire vedendoli perdere contro i Blazers, per certi versi anche più abbondantemente. Sperando in qualche cambiamento, magari una trade che coinvolga Howard, mi auguro che non commettano il delitto di non andare ai playoff con questo Harden.