Sono sempre stato interessato alle vicende delle persone, soprattutto a quelle, che per eventi particolari, hanno dovuto cambiare la prospettiva della loro vita; spesso le stesse persone hanno poi scelto di ampliare le loro esperienze proprio in virtù di una nuova prospettiva.

Anche per questo, oggi pomeriggio, ero tra il pubblico alla partita di basket che vedeva affrontarsi Icaro Omal basket di Brescia contro HB UICEP di Torino, quarta giornata del campionato di serie B ed esordio casalingo per la compagine bresciana; la prima di campionato era stata rinviata per indisponibilità del Sanfilippo (strano!).

Nell’Icaro basket gioca Simone, un ragazzo che ho conosciuto in una veste diversa da quella attuale e con il quale ho avuto anche qualche disaccordo verbale in “discussioni sportive” ma che ammiro molto per alcune scelte che ha fatto dopo un grave infortunio che lo ha obbligato a quel cambio di prospettiva a cui accennavo prima.

E’ stata la prima volta che vedevo dal vivo una partita di basket in carrozzina e come tutti gli sport, visti dal vivo, sono decisamente più affascinanti che in televisione.

Anche pensandoci bene fatico a trovare un aggettivo che possa descrivere al meglio ciò che ho visto, innanzitutto mi verrebbe da scrivere che le caratteristiche tipiche di una partita di pallacanestro ci sono tutte, agonismo alla stato puro, emozioni e divertimento, tanto divertimento.

Non è un’esibizione sportiva che, se pur esalta le doti atletiche di chi la svolge, è fine a se stessa, quella di oggi è una partita vera con un agonismo sfrenato ma sempre corretto e fame di vittoria per entrambe le formazioni. Un gioco “maschio” si sarebbe definito una volta, ma anche questo termine oggi è improprio, fosse anche solo per la presenza di una donna tra gli atleti bresciani; Franca ha dato filo da torcere ai maschietti avversari e in più occasioni è stata determinante sia in attacco che sotto il canestro amico.

La partita ha avuto un epilogo sfavorevole per i padroni di casa ma solo per il punteggio finale perché per tutta la gara si sono battuti su ogni azione e buttati su ogni pallone, pazzesco vedere come “manovrano” la carrozzina e come a volte si ribaltino pure.

Nelle prime due frazioni di gioco la partita ha avuto un sostanziale equilibrio, anche se Torino è stato più preciso al tiro e ha chiuso il secondo quarto con più otto. Nella ripresa Icaro si è scatenata piazzando subito un parziale di 4-0 arrivando fino ad un 12-1 e costrigendo Torino ad un time out che però non ha fermato la furia cestistica bresciana che realizzava da ogni posizione. Nell’ultimo quarto è calata la concentrazione e, complice un po’ la stanchezza, qualche errore di troppo ha castigato Icaro in favore di un Torino che voleva uscire dal palazzetto con la vittoria in tasca. Un po’ di rabbia a fine gara tra i protagonisti bresciani perché davvero è sfuggita una vittoria che avrebbe permesso a Icaro di rimanere agganciata alla parte alta della classifica. Prima di rientrare negli spogliatoi saluti ai tifosi soprattutto a quelli più calorosi che con tamburi e trombe hanno incitato la squadra per tutta la durata della gara. Diversi bambini erano presenti al palazzetto e questa è un’ottima scelta educativa dei genitori.

Rientrando a casa e cercando di riordinare i pensieri da mettere qui, la prima cosa che volevo che trasparisse era uno scritto non retorico, non banale, non “pietistico” come ancora troppe volte si legge quando si parla di sport e disabilità.

Dopo molti anni (oltre ventiquattro) di lavoro con disabili fisici, psichici e sensoriali di diversa gravità, oggi ho conosciuto un aspetto diverso della disabilità, totalmente nuovo, per il quale volevo trovare un nuovo significato e quindi ho provato a “navigare” in internet. Cercavo una nuova definizione di disabilità da utilizzare in ambito sportivo.

Mi è venuto il mal di testa, dalla definizione “base” di disabilità si aprivano collegamenti che portavano ad infinite spiegazioni, definizioni, esempi che legano alla parola disabilità un ricco contorno di accessori inutili come quelli presenti su alcune autovetture di alta gamma.

Tra l’altro le “etichette” di qualunque genere (sociale, sportivo, politico, tantomeno quest’ultimo, ecc,) non mi sono mai piaciute, quindi ho pensato di chiudere la ricerca e limitarmi all’utilizzo dei termini “base”.

“Perchè inutili” potrebbe chiedersi qualcuno? Perchè credo sia ininfluente saper catalogare una specifica disabilità di una persona dentro una definizione tecnico-scientifica, credo sia più utile considerare una persona “disabile” come una persona con uno o più limiti che influiscono sulla propria vita quotidiana.

I limiti, raramente, li pongono le persone con disabilità, più frequentemente se li trovano già pre-confezionati dalla società che poi è la stessa che se ne scandalizza e si attiva per campagne di sensibilizzazione ad un determinato problema.

Forse basterebbe vedere una partita come quella di oggi per capire che le difficoltà, anche grandi, così pure gli ostacoli vanno affrontati di volta in volta, azione dopo azione, se si vuole andare oltre.

Non credo che questi grandi atleti siano nati tali, credo piuttosto che con grande determinazione e tanta fatica, abbiano imparato questo bellissimo sport. Del resto anche un giocatore di basket senza nessuna disabilità deve avere tanta determinazione per diventare competitivo. Ecco, forse è questo il termine che cercavo: competitivo, che tra le proprie definizioni è anche colui che “ama gareggiare”, cioè accetta le sfide, non si sottrae anzi, ne è affascinato. Essere competitivi con se stessi è il miglior modo per crearsi quell’autostima necessaria, a tutti, per non soccombere nelle difficoltà della vita. Teoria riservata ai disabili? Non credo proprio!

Ecco che allora, non conta sapere se sono disabili, diversamente abili o qualunque altra definizione si voglia dare, conta saper reagire ad una condizione che sicuramente penalizza nella vita ma non preclude la felicità.

Oggi ho assistito non solo ad una bella partita ma soprattutto ad una lezione accademica su un campo da basket.

Grazie “Icari”.

Basket forever

Icaro Omal basket di Brescia   57

HB UICEP di Torino   65

1° 12-14         2°  27-35 (15-21)      3° 44-41 (17-6)         4° 57-65 (13-24)