Che sia un momento altamente decisivo della stagione NBA è indubitabile.

Questo è il periodo in cui i record cominciano ad avere una valenza ed un significato, in cui chi deve cominciare a correre sarà bene che parta, e chi ha in animo di pensare al prossimo anno si mette il cuore in pace. Per ora solo una trade di un certo peso è avvenuta: il passaggio di Mario Chalmers da Miami a Memphis, un trasferimento per ora neutro, e forse vantaggioso per il giocatore, che in Florida era chiuso molto più che in Tennessee. Da ora in poi, aspettiamoci scambi anche fragorosi.
Anche le bocche si vanno affilando, e, trattandosi di giocatori NBA, non sempre le parole vanno nella giusta direzione. Vedremo che Chicago ha perso la terza in fila, la seconda dopo il quadruplo OT vs Detroit. Prima della gara, Jimmy Butler, provando forse a assumere la guida dello spogliatoio, aveva detto , in sostanza, che a volte coach Hoiberg (che lui rispetta tanto, che è un uomo fantastico, un allenatore preparatissimo eccecc…) è troppo morbido con la squadra,“soprattutto con quelli che non fanno quel che dovrebbero come dovrebbero, me stesso, a volte, incluso”. Anni fa il leggendario commentatore Dick Vitale disse “ When a player asks for a kick in the ass…well, bad news for the coach as for the player and the team”. Che il locker di Chicago non fosse il Paradiso era già stato scritto su queste colonne, e le difficoltà son state evidenziate dalle dichiarazioni della “star in pectore” dei Bulls. Hoiberg forse è davvero (altra facile previsione…) troppo buono; D-Rose, essendo nativo chicagoano, potrebbe essere un capopolo assoluto, ma infortuni, una certa introversione, e la stagionaccia che sta giocando gli stan facendo perdere grip sul resto dei compagni; i pretoriani di Thibodeau, l’ex coach, Noah e Hinrich in primis, sembrano un corpo avulso dal resto, in campo, e, probabilmente, fuori. Quindi Jimmy-B ci ha provato, e di certo con le migliori intenzioni, ma né la forma né la sostanza del suo dire son state particolarmente azzeccate.
Anche Blake griffin e Chris Paul hanno separatamente dato fiato alle ugole. Oggetto: la non esaltante stagione di Clippertown, solita frazione di Paperopoli, sempre nella zona in cui abita Paperino. Più del record colpisce la qualità delle sconfitte dei Clippers, che perdono, as usual, contro quelli molto forti e quelli molto deboli. La poca competitività mostrata vs Warriors o Spurs, soprattutto, induce cupi pensieri al riguardo dell’ennesimo impossibile tentativo di Titolo. E allora i due Migliori dei Clippers hanno detto la loro, ricalcando le rispettive personalità, ovviamente.
Blake: “non è più il momento della stagione in cui si può dire: beh vediamo un po’ che si può fare, beh in qualche modo vedremo di farcela”. Vero, giusto, venato di critica a società e coach, meno diretto verso i compagni, e aperto al futuro.
CP3: “non siamo una squadra che possa fare paura a chiunque”. Lui va on the court, e come al solito “chi lo dice non lo è”, secondo il suo modo passive/aggressive di interpretare il ruolo di “stella”, con molte responsabilità altrui e pochissime proprie, sempre col boa di struzzo in cima alla scala, pronto a scenderla ma mai disceso. I Clippers stanotte avevano in casa OKC, ovvero, come Warriors e Spurs, una delle formazioni da battere per arrivare al Titolo. Il recap andrà à rebours oggi, da Ovest a Est, così, anche se lo immaginate facilmente, saprete subito che han fatto quelli che pagano l’affitto ai Lakers.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. OKC THUNDER 100 – LA CLIPPERS 99
Eroe della gara, Pablo Prigioni. Coach Boniciolli direbbe “fisico da ragioniere del catasto”. Ma gioca a basket, quello fatto anche di fondamentali e tecnica e malizia argentina. Prende uno sfondamento mettendosi davanti al gigantesco Adams, e si alza ridendo (immaginate la sceneggiata di CP3 al posto suo..). Serve assists, segna in penetrazione. Sbaglia un alley-hoop per DAJ, e poi dice al compagno “ok, my bad, ma guarda che se ti mettevi per schiacciare all’indietro la prendevi quella palla, c’mon!!”. Impagabile. Detto ciò, cosa fa di un gran giocatore un assoluto perdente (nonostante 32-5-10, un recupero che poteva valere il match ma anche la stoppata sull’ultimo tiro)? Ecco cosa: torna Paul in campo, prende fallo in penetrazione, un colpetto, e….quanto ci ha messo a tirare i due liberi? Tra: far vedere di esser stato toccato ad un occhio, massaggiarsi la palpebra, andare in lunetta, tornare indietro, rimassaggiare, ri-lunetta, ri-massaggino…due minuti di orologio. Al pari di Prigioni, piccola hero-night per Cole Aldrich, centro di riserva che ha visto campo per l’indisponibilità di Josh Smith, ma a basket sa giocare, se pensiamo che il suo rendimento ai Knicks lo scorso anno diceva, parametrato sui 36 minuti, 13+13. A metà secondo quarto Clippertown prendeva vantaggio di 10, ma non sapeva mantenerlo, finendo la prima metà a +2. Anche le scelte di Doc spesso non aiutano la squadra: per esempio nel momento della rimonta di OKC per 2 volte la disposizione degli uomini prevedeva che in angolo per la tripla andasse M’bah-a-Moute invece di JJ Redick, o che l’ultima azione del primo tempo finisse con una tripla impiccata di Blake. Essendo vicini di casa di Paperino, neppure la fortuna, sotto le spoglie di decisioni arbitrali, andava in soccorso dei Velieri: a metà secondo quarto per 2 volte RW (33-5-7 e solo 1 persa) sfondava chiaramente su Blake, e nessuna delle chiamate veniva soffiata nel fischietto; avere in quel momento di partita RW in panca con 3 falli e DJ Augustine in campo avrebbe fatto molta differenza. Peccato, perché come poche altre volte in stagione la panchina Clippers aveva aiutato parecchio. OKC non ha brillato, ma ha giocato in maniera costante, sotto lo scudo della “reliability” di Durant, che non è mai parso neppure sfiorato dall’idea di poterla perdere, e ha sempre fatto trovare un canestro quando serviva (oltre all’ultimo decisivo sorpasso, per lui 24-9-7 con 2 rec e 2 stoppate). En passant, diremo che è stato giocato un significativo episodio del “Basketball Q.I. Trophy”, in cui, senza ripercussioni sul risultato finale, Grandine Waiters ha surclassato nel peggio Lance Stephenson (in realtà Lance ha infilato la migliore in stagione: 10+4): da antologia una sequenza 1vs1 di Waiters, con finta, jab-step, hesitation in palleggio, step-back, tiro sbagliato (dubbi?)….il tutto con l’avversario a cm 150-200 da lui.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. PHOENIX SUNS 89 – UTAH JAZZ 110
I Suns, come sempre, sono noni ad Ovest. La differenza è che stavolta hanno un record poco oltre il 40%. Contro i Jazz positivi e costanti di quest’anno non hanno avuto scampo. Hayward 24, Favors 18+9.

AT&T CENTER, SAN ANTONIO. INDIANA PACERS 92 – SA SPURS 106
La visita dei Pacers alla nuova casa di David West si chiude con una sconfitta, che nel distacco finale rispecchia fedelmente la distanza di Indiana dal livello di contender: tanto, ma non tantissimo. La sfida è stata decisa dal duello Leonard-George. Lo Sperone non solo ha annullato PG (1/14 al tiro..) ma ha fatto vedere di essere anche ormai un accidente di giocatore anche in attacco (24-6-5 con 3 rec e nessuna persa).

TOYOTA CENTER, HOUSTON. CHARLOTTE HORNETS 95 – HOUSTON ROCKETS 102
Gli Hornets in trasferta confermano solidità ma anche mano quadrata e nonostante 6 in doppia cifra e uno a 9 (ma nessuno oltre i 14 pti) perdono contro un Barba clamoroso (36-5-7) perché tirando sotto al 35% nessuno può vincere.

UNITED CENTER, CHICAGO. BROOKLYN NETS 105 – CHICAGO BULLS 102
Terribile KO per i Bulls, perchè è il terzo in fila, perchè li butta al sesto posto di Conference a ben 4 sconfitte in più dal primo posto dei Cavs, perché giunto dopo le citate dichiarazioni di Butler, e perché arriva contro uno dei solenni materassi della NBA di quest’anno, i Nets. Il 3/11 di D-Rose non dice nulla di nuovo sulla versione 2015 del giocatore, che potrebbe anche finire lontano da Chicago dopo aver rappresentato la Grande Speranza di un’altra Era simile a quella di MJ. Gli infortuni ci han messo più di una zampa in mezzo, ma anche Rose quest’anno sta dando del suo per peggiorare le cose. Un altro che potrebbe star lontano per un po’ dal gioco è Noah, infortunatosi alla spalla, in maniera molto dolorosa. Probabile si tratti di muscoli o legamenti, ma i primi esami hanno escluso lesioni gravissime. Alla fine l’espansivo Jimmy-B è stato il migliore, con 24-3-4, ma considerando che ha tirato 10/14 da 2 e 1/6 da 3, gli chiederemmo, per diventare leader della squadra, di selezionare un po’ meglio. Glielo chiediamo noi perché tanto coach Hoiberg non è abbastanza impositivo, Giusto? O no…? Bargnani 8+5 ( e di nuovo sono i 5 a destare sensazione) in 19 minuti, Gemello Brook 21+12.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. PORTLAND TRAILBLAZERS 97 – ATLANTA HAWKS 106
Anche in assenza di Lillard i Blazers lottano, e tengono alta la loro fama di squadra organizzata e coriacea. Sostituendo D-Lill, 48 minuti in campo per Tim Frazier (12-7-7), ex stella di Penn State con carriera funestata da inforunio pesantissimo ai legamenti. Riportato in orbita NBA da un contratto coi Celtics due anni fa, sta almeno dimostrando a se stesso di non esser lì per caso. MVP Dennis Schroeder (18-1-3), per il rendimento, ma soprattutto per aver preso una ginocchiata in faccia, perdendo un dente, mettendoselo in un calzino pronto per continuare a giocare, prima che il gioco lo aiutasse fermandosi da solo.