E alla fine ricomincia. Dopo un giugno-luglio intensi, un inutile agosto e un ansioso settembre-ottobre, la NBA riparte. Triplo opener di cui uno con protagonista Atlanta. A proposito della capitale morale dei neri americani: che sta succedendo ad Atlanta? Le risse con la polizia in cui rimase coinvolto e infortunato Sefolosha, l’arresto dell’ala degli Hawks Mike Scott, e ora il ferimento e le indagini a carico di Glen Rice jr, ex Georgia Tech, attualmente coi Grand Valleys Vipers (D-League). Rice, ferito ad una gamba, sarebbe stato beccato dalle telecamere fuori dal locale di un noto rapper locale mentre maneggiava una pistola, e sarebbe anche sotto indagine per possesso di 240 grammi di marijuana.

UNITED CENTER, CHICAGO: CLEVELAND CAVS 95 – CHICAGO BULLS 97
I Cavs iniziano un po’ infortunati, esattamente come avevano finito le Finals, ed esattamente come durante la sfida per l’Anello, va subito nel dimenticatoio la buona intenzione di non spremere LBJ. Privo di Kyrie Irving (tornerà a breve) e Iman Shumpert (tornerà a gennaio), coach Blatt impiega James (25-10-5 per cominciare) per 22 minuti nel primo quarto, 36 alla fine. Il Prescelto non sta nemmeno benissimo: consuma i suoi riposi non in panchina ma sdraiato sideline, con asiugamani opprtunamente arrotolati e tenere sollevata la parte terminale della schiena. Oltre ad ospitare la title-contender dello scorso anno, lo United Center celebra anche l’inizio della stagione numero 50 dei Bulls, e questo avviene davanti al Presidente Obama, noto tifoso chicagoano. Prime timide indicazioni giunte dalla gara: i due uomini di fiducia del vecchio coach dei Bulls Thibodeau, ossia Noah (0-9-4, nessun tiro tentato..) e Hinrich, sono finiti in fondo alle rotazioni del nuovo coach Hoiberg: 17 minuti per il figlio di Yannick, panca perenne (ed era ora, nota personale..) per la pg da Kansas; Gasol (2-2-1 in 32 minuti ma…) è molto dentro e molto in alto nel ranking delle politiche di spogliatoio, se è vero che a metà del terzo quarto D-Rose è stato panchinato non per aver sbagliato il terzo tiro di seguito, ma per averlo fatto ignorando lo Spagnolo aperto per un piazzato dalla media dopo il p’n’roll; Tristan Thompson è in ritardo di condizione, e non poteva essere altrimenti avendo saltato la preseason per le vicende del suo difficoltoso rinnovo contrattuale; Kevin Love (presentatosi all’incontro con bandana stile “Sunshine” Pecile) conferma la sua caratteristica di autentico buco nero: il Californiano è un ottimo giocatore, ma il verbo del passare la palla non è mai stato insegnato dalle sue parti. La gara? La iniziano e la finiscono Pau Gasol (difesa) e Nikola Mirotic (offensivamente). Sono i protagonisti del bruciante avvio Bulls e sono coloro che rimettono sui binari di Chicago la partita: l’Ispano-Montenegrino (19-9-1 con 3/4 da 3) segna 6 punti in fila quando i Cavs avevano rimesso la testa avanti con poco meno di 4 minuti alla fine, lo Spagnolo stoppa (6 stoppate alla fine per lui) LBJ nella penultima azione. L’ultima non esisterà: palla buttata via da Mo Williams (non male la sua gara, però: 19-4-7 e una persa, quella decisiva..) sulla rimessa dal fondo. Tra le decisive parentesi europee, tanto USA per i Bulls con belle prove di Tony Snell ed E’Twaun Moore, autori di un paio di triple importanti. Rose e Butler? Malino al tiro (14/36 combinato), bene nel resto, anche se D-Rose a volte insiste nel prendersi scelte di tiro assurde in nome della pura spocchia, ed anche se i due non si sono quasi mai guardati o incitati e, nelle due volte in cui dalla panchina sono tornati in campo insieme, Rose ha messo piede sulle tavole prima del compagno, facendo notare con ogni cm del suo corpo il significato simbolico del gesto. Per i Cavs solito discorso sulla LBJ-dipendenza e sulla non capacità di Love di mettersi in spalla la squadra: non poteva essere un caso, d’altronde, se un giocatore tanto reputato non era mai riuscito, nei lunghi anni a Minnesota, a portare ai PO la franchigia nemmeno una singola, piccolissima volta. Tra le ragioni del ko dei Cavs anche l’orrendo 10/17 ai liberi.

PHILIPS ARENA, ATLANTA: DETROIT PISTONS 106 – ATLANTA HAWKS 94
Tutto il quintetto in abbondante doppia cifra per i Pistons corsari ad Atlanta. Di contro, penosa esibizione per due titolari degli Hawks, Korver e Bazemore, responsabili di un -26 combinato di puls/minus. In una gara in cui hanno tirato con il 38% complessivo, i Pistons hanno tuttavia registrato un +19 sui rimbalzi totali, e hanno messo in mostra una notevole compattezza, con gerarchie ben precise tra quintetto e riserve (9 soli uomini impiegati, 62 minuti totali per i soli 4 panchinari messi sulle tavole da coach VanGundy, per una media di 15 ciascuno). Non timido e positivo il debutto di una delle matricole più attese: Stanley Johnson ha preso 10 tiri in 24 minuti, senza imbucarla tanto, ma dando buon contributo (7-4-3). MVP di serata indiscutibilmente Bimbone Drummond, subito proiettato a 18+19. Gli Hawks son parsi leggerissimi e deconcentrati. Travolto Horford a rimbalzo (solo 4), senza costrutto teague (5 perse), gli unici a salvarsi son stati Paul Millsap (19-8-3) e Dennis Schroeder (20-3-4).