In silenzio, dopo il deserto lasciato da LeBron, i Cavs stanno diventando una powerhouse a Est.

La ricostruzione della squadra è passata attraverso ogni categoria possibile, da parte del front office di CLE. Belle scelte al Draft: Evan Mobley, the next Bosh (ma più forte) giocatore poetico per chi ama guardare giocare i lunghi; poi Sexton e Garland, per i motivi che vedremo. Begli scambi, sapienti acquisizioni: si iniziò con Rubio, poi il turno di Jarrett Allen, quindi Donovan Mitchell e Caris LeVert; astute cessioni come (ancora) Sexton e poi Love. Infine persistenza sapiente: insistere su coach BJ Bickerstaff, l’uomo che ha fatto delle felpe caffelatte (tipo Fiat 127 anni ’70) una religione; non avrei mai creduto potesse rivelarsi un allenatore vincente e abile a costruire una franchigia. In questo momento, quarti a Est e con prospettive ancora migliori per il prossimo anno, i Cavs sono tra le squadre che giocano meglio, una delle poche a poter vantare un doppio duo: Garland+Mitchell esterni, Mobley+Allen interni.

Donovan Mitchell è strafamoso, già AllStar, un predestinato: sta raffinando il suo gioco. Si è avvicinato al Livello Empireo della NBA perché, ora, non è più solo un giocatore che fa massa; per la prima volta in carriera tira sopra al 45% dal campo: 48% senza aver diminuito i classici 20 spari/gara. In breve: mette 9.7 tiri ogni 20, mentre in precedenza erano 8.6, è la differenza tra vincere e perdere, spesso. Il suo compagno di duo, invece, non era un predestinato. Anzi: era Raul Neto. Il Brasiliano infatti è in questo momento la terza pg della squadra, e solo due anni fa, quando c’era Sexton titolare e Rubio back-up, la terza ruota era Garland. Poi sono arrivati gli infortuni, prima Sexton poi RR, e Garland è decollato. A volte la sfortuna… Garland (figlio di Winston, ex NBA e Treviso) è al 50% da 2 e 43% da 3 su 16 tiri/gara. I due insomma prendono 36 tiri/gara, e ne imbucano mediamente 17.5, trascinando CLE anche grazie a un’altra particolarità: sono entrambi al minimo in carriera in palle perse, a 12.8 ass combinati su 5.7 perse la ratio aurea è maggiore di 2. Inoltre stare sotto le 3 perse a cranio in un campionato in cui nessuno dei top (da Doncic a LBJ, da Tatum a Giannis) ne perde meno di 3, è altro sintomo di crescita.

I due lunghi costituiscono una coppia perfettamente assortita: Allen è puramente interno, Mobley ha gioco sia dentro che fuori (eccetto le triple) e ha movenze da guardia inserite su fondamentali da pf anni ’90: 1 vs 1 in post basso, jump-hook, arresto e tiro a centro area partendo fronte e canestro; il paragone con Bosh è centrato e nel futuro prossimo diverrà ingeneroso per il Cavaliere. Insieme i due forniscono 31 pti e 19 rebs con 2.5 stoppate: volendo trovare un difetto, lo identifico nei reboff perché i 5.5 attuali sono migliorabili, considerate le caratteristiche della coppia.

A fare da collegamento tra il doppio-duo, sono Caris LeVert o Isaak Okoro. LeVert è più completo e più attaccante (11.5-4-4) anche se sta tirando malissimo (41% dal campo), Okoro (anche lui scelto al Draft, posto 5 del 2020) è un animale difensivo impressionante per lunghezza di braccia e rapidità di piedi, nonostante sia solo 196 cm può cambiare su tutti gli avversari; ancora da costruire per tutto il resto, non tira male ma tira pochissimo: meno di 5 spari/gara, poco più di un libero/gara.

L’età media del quintetto dei Cavs con Okoro è di 23 anni 2 mesi, con LeVert di 24 anni 4 mesi; nessuno del quintetto ha contratto in scadenza prima del 2025 e il monte stipendi dei Cavs è solo il 14’ della NBA: futuro che ride in Ohio.