Notizie movimentate giungono dalla prestagione NBA, e tutte dalla Eastern Conference.

PHILADELPHIA 76ERS. Il malocchio non abbandona i Sixers. La nemesi che li colpisce come contrapasso del loro tanking indecente stavolta si materializza colpendo Ben Simmons, la Prima Scelta Assoluta del Draft 2016, e pilastro della ricostruzione. Frattura del quinto metatarso del piede destro. Come un colpo di mannaia sulle speranze dei Sixers arriva la diagnosi per il problema avuto in allenamento dalla star appena uscita da LSU. Si tratta di un infortunio di media severità, secondo quanto ipotizzato da Selene Parkeh, che non fa parte dello staff medico di Philadelphia ma ha curato casi del genere anche in atleti; richiede un intervento chirurgico e un decorso medio di 8-10 settimane. Prima conseguenza: Ben fuori fino ai primi di Dicembre. Seconda conseguenza: speranze ovviamente ridotte per l’inizio di stagione dei Sixers; peccato, perchè nonostante le lamentele di Nerlens Noel (penose nella forma e nel momento, non nella sostanza: ora che torna Embiid, dove diavolo andiamo con tre centri e un’ala che giocherà pg?), proprio grazie a Ben e al recupero, dopo due anni di nulla, della Terza Scelta Assoluta 2014, il centro camerunense Joel Embiid, i Sixers si presentavano aggressivi al via di una stagione, per la prima volta dal 2013. Ora una cappa nera è ripiombata sulla franchigia, anche perchè “infortunio al piede” è la stessa cosa che ha tenuto fuori Embiid per oltre due anni e un numero ormai non conteggiabile di interventi chirurgici. Terza conseguenza: più spazio per Dario Saric.

CLEVELAND CAVS. Mentre il front office dei Cavs si diverte ad innervosire i tifosi dei Celtics offrendo al “loro” Kevin Garnett un posto nel coaching staff (una cosa paragonabile all’Inter che offre la panchina a Del Piero), lo stesso front office non è altrettanto attivo nel trovare una soluzione ai problemi del rinnovo del contratto di JR Smith. Il giocatore è un pezzo fondamentale dello scacchiere di coach Lue, e anche se non fosse così non importerebbe, perchè LeBron James ritiene che JR sia fondamentale, e quindi… La star dei Cavs ha infatti reso pubblico il proprio pensiero sulle lungaggini, con una frase dalla quale son stati tolti parecchi caratteri, negli USA, al momento della pubblicazione. Ve la dico per intero, perchè non è nulla che non sentiate al bar tutti i giorni. “Come membro della squadra e come giocatore rappresentativo, posso dire che mi sono davvero rotto di tutte queste stronzate”. Sarà meglio che il management dell’Ohio si dia una mossa.

NEW YORK KNICKS. In un periodo in cui non si spegne negli USA (anzi sia l’usanza che le polemiche aumentano) il “caso Kaepernick” nella NFL, ecco anche un potenziale “Caso Noah” nella NBA. Colin Kaepernick, per i pochi che non lo sapessero, è un quarterback dei San Francisco 49ers che non si alza in piedi durante l’esecuzione dell’inno nazionale, ma sta inginocchiato in segno di protesta, protesta che sbrigativamente, e scusandoci, definiamo motivata da “istanze di tipo razziale”. Il suo gesto è stato globalmente più condannato che apprezzato, ma ha comunque raccolto imitatori da non pochi giocatori e giocatrici di tutti gli altri sport. L’altro giorno, il figlio di Yannick ha disertato una cena dei Knicks a West Point, la famosa Accademia Militare statunitense. Noah ha motivato la sua assenza perchè “sono un uomo contrario alla guerra”. Poi, forse ricordando di aver giocato spesso con jersey mimetica quando la NBA tributa ai militari americani il periodo “Hoops 4 Troops”, ha specificato di aver compiuto la rinuncia “sulla base delle mie idee personali, di uomo con prprie opinioni, e ribadisco che non sono contro i militari, am contro la guerra, e mi trovo a disagio io stesso con la mia scelta. Perchè amo questa nazione, e rispetto i militari e i cadetti di West Point, ma non riuscirei a stare a mio agio sapendo quel che i ragazzi imparano in quella Accademia: sono ragazzi che imparano ad uccidere altri ragazzi, e questo causa in me sentimenti contrastanti che ho deciso di ascoltare”. Il portavoce ufficiale di West Point ha definito la scelta di Noah “inappropriate, too big, disappointing”, mentre i Knicks hanno supportato il giocatore per bocca di coach Hornacek: é un suo diritto, Jo è una persona meravigliosa e ha dato una spiegazione sufficiente alla sua decisione. Probabilmente l’eco del “caso Noah” si spegnerà molto prima e sarà molto meno forte di quello del “caso Kaepernick”, ma non è finita qui, secondo noi.

Intanto, ad Ovest, le squadre si allenano, ci sono meno tempeste, e i GS Warriors han diffuso un video di un allenamento in cui per 75 secondi Klay Thompson e Kevin Durant, tirando a getto continuo da 3, non sbagliano mai.