Nella notte NBA 12 partite. Tante emozioni in giro: la tristezza per Rose, l’esaltazione a Minnesota per il ritorno di KG, lo sconcerto per le prestazioni di Tony Parker.  AMWAY ARENA, ORLANDO: MIAMI HEAT 93 – ORLANDO MAGIC 90 (ot)
L’uomo dell’eterna spola con la D-League, l’uomo che una volta si chiamava Bill ed ora Henry Walker (10-6-2 con 2 recuperi), l’ha fatto di nuovo. Per la seconda volta su due è stato l’uomo più produttivo della panchina degli Heat, e ha infilato, su due assists di Wade (18-2-6), le triple che hanno dato la sicurezza della W a Miami. Gara a punteggio basso, come dimostrano i 90 stentati per entrambe le squadre con 53 minuti di gioco. Gli Heat non hanno tirato bene, ma hanno ripreso a fare canestro nel momento in cui serviva. Orlando, una volta di più, ha dimostrato quasi totale assenza di killer instinct, sia ciò inesperienza o mancanza reale. La conferma delle necessità attuali degli Heat viene dai minutaggi: a loro serve qualità in pg, e Dragic (8-4-5) gioca 41 minuti; serve qualcuno che riempia le statistiche di Bosh, e Deng (21-7-2) gioca 41 minuti. Il tutto avviene attorno alla solidità di Whiteside (15+13). Le statistiche migliori per Orlando sono come spesso capita per Vucevic (26+8),mentre gli altri del quintetto base hanno hanno giocato male: si salva solo Oladipo che almeno ha preso rimbalzi (13+13). Bene dalla panchina Evan Fournier (10-1-2).

PHILIPS ARENA, ATLANTA: DALLAS MAVS 87 – ATLANTA HAWKS 104
Oltre alla qualità del gioco, Atlanta ha un’altra caratteristica deleteria per gli avversari: la costanza con cui lo applica. Anche nelle serate storte, o in quelle che partono male, gli Hawks giocano con costanza ossessiva e spesso demoliscono nel secondo tempo i loro antagonisti. La cosa è capitata ai Mavs, avanti di 12 nel primo quarto, di 6 nel secondo, demoliti nel terzo e tenuti sotto nel quarto. Il secondo tempo ha visto calare decisamente la qualità degli aiuti e della difesa in generale dei Mavs, oltretutto privi di più di un uomo importante del roster: Rondo a causa della sospensione che si è beccato dal team per la litigata con Carlisle nel match contro Toronto; Chandler per un infortunio al fianco rimediato sempre contro i Raptors; Stoudemire per “riposo”, necessario dal momento che le condizioni di forma dell’uomo appena arrivato da NY sono adeguate all’ambiente da cui proviene. I cambi dei cambi son stati quindi messi in campo da Carlisle. JJ Barea (13-5-7) ci ha messo il solito inesauribile impegno, Monta Ellis (19-2-2) ha segnato, e il centro di ricambio Bernard James ha risposto con 7+11, ma dalla panchina Aminu, Villanueva ed Harris (6/21 combinato per i tre) hanno tradito, e le speranze di Dallas non sono durate oltre 24 minuti. Atlanta, di contro, non è nel periodo di forma tecnica migliore, ma ha un fondo atletico impressionante, e ha saputo azzannare la partita quando poteva scapparle del tutto di mano, cioè ad inizio del secondo quarto. Alla fine tutto il quintetto più Schroeder (17) in doppia cifra per gli Hawks, con segnalazione aprticolare per Millsap (15-8-2) e Korver (16-6-3).

TD GARDEN, BOSTON: NY KNICKS 94 – BOSTON CELTICS 115
Le esitazioni di Boston sono durate 24 minuti, poi la gara ha avuto il corso che doveva avere. Tre fatti vanno segnalati nella notte del TD Garden. La prima tripla doppia in carriera di Evan Turner: sfiorata più volte quest’anno in cui coach Stevens lo impiega da pg, Evan ha totalizzato 10-12-10. La ottima prestazione di Jerebko (20-5-2 in 21 minuti), che ha avuto molto spazio anche in grazia del fatto che può (anzi, secondo noi è il suo ruolo ideale) giocare da pf, ruolo un po’ scoperto al momento nei Celtics a causa del forfait per la stagione di Sullinger e del rientro sempre posticipato di Olynyk. Infine, i 4 minuti di campo concessi a Datome, che però ha scritto 0/2, mentre l’altro compatriota Bargnani è risultato il miglior scorer dei Knicks con 17. Di NY non si può dire nulla, non sono una squadra di livello NBA al momento, e tutta la concentrazione e l’applicazione del mondo non possono cambiare questa verità. Vorremmo segnalare anche la buona reazione di Boston alla perdita di Sullinger, che era il capofila di punti e rimbalzi nei Celtics.

UNITED CENTER, CHICAGO: CHARLOTTE HORNETS 98 – CHICAGO BULLS 86
Prima partita dopo l’annuncio dell’intervento chirurgico per Rose, primo disastro per Chicago. Buon inizio, sull’onda emozionale di risposta alla sfortuna, poi il vero mood (assai depresso) della squadra è venuto fuori. Prima che tecnicamente, i Bulls devono recuperare dall’assenza di D-Rose dal punto di vista psicologico. Snell (10-2-3) e Brooks (12pti, 4 ass., 2 rec.) si sono divisi i minuti della star, e non hanno giocato male, così come Gasol (25+13 con 4 stopapte), ma senza spirito le vittorie non possono arrivare. Charlotte prende questa W con una prova compatta del quintetto base, in cui spiccano i 18+12 di MKG e la sicurezza con cui Mo Williams si è preso le redini del gioco, in attesa del rientro di Kemba (rientro al momento stimato per metà Marzo).

TOYOTA CENTER, HOUSTON: LA CLIPPERS 105 – HOUSTON ROCKETS 110
Gara sempre equilibrata, la cattiva notizia per i Clippers è che non son riusciti a vincerla nonstante James Harden (alla fine 21-4-10, ma è uscito zoppicando) sia stato nullo nel primo quarto e abbia giocato gran parte del quarto periodo con una caviglia infortunata. Pesa tantissimo l’assenza di Blake Griffin ad LA, soprattutto per quel che riguarda la poca varietà di scelte offensive dei Clippers senza lui. Paul (22-3-14, di cui 9 nel primo quarto) e Jordan (22+19) hanno retto la baracca come al solito aiutati da Crawford (24 pti) e da un JJ Redick (15 pti, ma poca difesa e 0 in quasi tutte le stats che non riguardano il tiro) che non si scrolla di dosso la timidezza di questa stagione. Houston ha ben reagito al primo quarto horribilis della sua stella (Harden ha nei Clippers la bestia nera: solo 13.6 punti di media in carriera contro di loro), e gran contributo è arrivato dal Lituano(18+9) e da Brewer (20-6-2).

BRADLEY CENTER, MILWAUKEE: PHILADELPHIA 76ERS 88 – MILWAUKEE BUCKS 104
MCW contro la sua ex squadra parte in quintetto ma non gioca tantissimo, perché è la prima partita dopo un leggero infortunio e perché non c’è ragione di forzare. E’ comunque in campo quando la gara si decide, cioè subito, dal momento che dopo pochi minuti Phila era già sotto di 11. Per il neo-cerbiatto 8pti e 7 assists. Non sarà stato contento l’altro acquisto dei Bucks, Plumlee: non giocava a Phoenix, non gioca nemmeno a Milwaukee, dove Pachulia e soprattutto Henson (21+9) hanno reso in pratica non necessaria, almeno finora, la sua presenza. Infortunio per OJ Mayo, ma dovrebbe essere poca cosa. Nei Sixers 16-4-2 del superveterano, e campione 2002 e 2003 della Gara delle Schiacciate, Jason Richardson.

TARGET CENTER, MINNEAPOLIS: WASHINGTON WIZARDS 77 – MINNESOTA T’WOLVES 97
The Big Ticket torna in Minnesota e di colpo tutto sembra migliore, più adeguato, più professionale in quella franchigia. L’apporto di KG è stato fondamentale per esperienza e stimolo, più che per le stats (5-8-2 con due recuperi e 2 stoppate in 19 minuti). Sta di fatto che nella partita che ha mancato di far giocare opposti i due grandi ex Celtics Garnett e Pierce (risentimento al ginocchio destro), la squadra della bocca più veloce dell’universo ha avuto la meglio senza problemi. Ai 28 di Martin si sono aggiunti i 15+13 di Pekovic e solide prestazioni di Wiggins (19+3, 2 stoppate) e Rubio (6-7-8, con 4 recuperi). Washington ha concesso 63 punti nei due quarti centrali ai Grizzlies, che erano partiti gelidi ed emozionati (11 pti soltanto nel primo quarto..). Salviamo Gortat (9+15) e l’onesto Garrett Temple (11-4-3 con 2 recuperi).

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS: BROOKLYN NETS 96 – NO PELICANS 102
Una delle gare più tirate della notte, e non poteva essere diversamente dal momento che entrambe le squadre sono impegnate nella corsa per la postseason: 9’ I Pelicans ad Ovest, 8’ ma con una muta di inseguitori i Nets ad Est. Per loro sfortuna i Nets hanno trovato sulla loro strada una formazione capace di reagire alle assenze di 3 degli uomini migliori (Holiday, Davis ed Anderson) e anche la miglior prestazione in carriera di Quincy Pondexter (25-5-2), oltre alla solita conferenza di Evans (15-4-11). Per Brooklyn si conferma ottimo innesto Thad Young, che pur partendo dalla panchina scrive 19+5, e sarebbe il migliore dei suoi se JJ non avesse messo a referto un gran 21+10. Nei Nets i 3 usciti dal pino sono andati tutti ampiamente in doppia cifra (oltre a Young, Lopez e Jack entrambi a 15) quelli del quintetto no, a parte JJ e D-Will. Restiamo sempre perplessi davanti alle rotazioni di Hollins.

PEPSI ARENA, DENVER: PHOENIX SUNS 110 – DENVER NUGGETS 96
Bilancio combinato delle ultime 10 partite per le due squadre 4-16. A Denver è andato in scena quello che nel football collegiale si sarebbe chiamato Depression Bowl. Lo hanno vinto i migliori, ossia i Suns. Phoenix sta aggiustando la convivenza Bledsoe-Kinight, di nuovo insieme in quintetto. I due hanno combinato per cifre quasi identiche: 18 pti e 15 tiri per Eric, 19 e 16 per Brendon, entrambi 6 assists, 6 rimbalzi a 3 per Eric. Enorme importanza ha avuto l’impatto a rimbalzo degli altri tre del quintetto dei Suns: Len, Tucker e gemello Markieff hanno combinato per 27. Nella tristezza del Colorado, bella partita per il Gallo (20+7, ma è poco il 34% al tiro). Segnali buoni per il prossimo anno da Barton (22-8-3) e Lauvergne (11+9).

ENERGY SOLUTIONS ARENA, SALT LAKE CITY: LA LAKERS 100 – UTAH JAZZ 97
Doppiavù in rimonta per i Lakers, che, presentatisi in svantaggio di 9 all’imbocco dell’ultimo quarto, hanno esploso 31 punti in meno di dieci minuti per rimontare e superare i poveri Jazz. Tra gli orfani di Kobe i trascinatori sono ormai classicamente Clarkson (22-4-3) e Davis (12+9 con 3 stoppate). Stanotte gli sono andati dietro Ellington (15-10-2) e Hill (16+5). Nei Jazz vale sempre l’attenzione per la ninfea di 2.19 dalla Francia: 16+14 con 3 stoppate per Rudy Gobert.

SLEEPTRAIN ARENA, SACRAMENTO: MEMPHIS GRIZZLIES 90 – SACRAMENTO KINGS 102
La sconfitta che non ti aspetti arriva da Sacramento, dove i Grizzlies soccombono ai Kings grazie ad una gran prova di Rudy Gay (28-5-6). Cousins (16-9-6) meno in campo del solito anche perché ormai in lotta aperta contro qualsiasi arbitraggio: panchinato dopo un fallo e una rispostaccia al grigio, DMC ha completato lo show in panchina prendendo a calci la sua seggiola, e consigliando Coach Karl a tenerlo un po’ più del solito a sbollire. La decisione ha avuto effetto, dal momento che uno screzio potenzialmente esplosivo con Randolph si è in realtà risolto con qualche parolaccia. Per Memphis pessima esibizione di tiro, e insolito collasso (13-26 il parziale) nel quarto finale. Gasol 14+6.

MODA CENTER, PORTLAND: SA SPURS 95– PORTLAND TRAILBLAZERS 111
San Antonio = Texas. Texas = cowboys. Cowboys = rodeo. La sola cosa che a SA vale più del basket è il rodeo, così che quando in città arriva la kermesse dei cavalli imbizzarriti e dei tori selvaggi, gli Spurs partono per una lunga trasferta di un paio di settimane, nota ormai col nome di Rodeo Trip. Durante questa trasferta di solito nasce il finale di stagione arrembante degli Speroni. Quest’anno è un viaggio più perdente del solito, perché siamo alla quarta Grande Elle di seguito. Però gli Spurs ci sono, quasi tutti. Lo hanno dimostrato stasera, quando la second unit ha risposto per due volte ad allunghi travolgenti dei Blazers. Il terzo allungo no, non è stato colmato. Le note dolenti di SA sono incentrate in tre giocatori: Parker (che tira male, e fa una gran confusione: tutti i parziali di Portland s sono materializzati con lui in campo e tutti i recuperi degli Spurs con lui fuori dal campo), Ginobili (che gioca da solo, perdendo tanti palloni), Diaw (che è lontano dal sapido e sapiente giocatore degli scorsi Playoffs). Portland vince spesso e trova sempre, o quasi, un giocatore sugli scudi, stasera Wes Matthews (31-5-3 con 3 recuperi), ma in generale non sembra avere la durezza necessaria per essere credibile come Title Contender. Vedremo. Di certo sarebbe importante proseguisse il ritorno ai livelli della scorsa stagione di Batum (15-4-9, ma anche 5 perse).