Poche, ma tutte abbastanze interessanti, le gare della nottata NBA.

MADISON SQUARE GARDEN, NEW YORK. PORTLAND TRAIL BLAZERS 103 – NEW YORK KNICKS 107

I Knicks ottengono la quinta W consecutiva al Madison al termine di una gara parecchio tirata. Difese non eccezionali ed attacchi imprecisi, con la costante impressione che siano stati più i Blazers a gettarla via piuttosto che i Knicks a prendersela. L’attacco di New York è stato piuttosto opaco: Melo ha avuto bisogno di 22 tiri per infilare 17 punti, Courtney Lee ha sparato a salve ed anche Rose non ha tirato al meglio, anche se quelli realizzati sono i tiri più pesanti della partita. Gli unici a trovare una precisione accettabile vengono dall’Est Europa. Porzingis ha chiuso infatti a 31, tutti importantissimi, spesso per fermare parziali avversari e rimanere attaccati alla partita, Kuzminskas invece ne ha infilati 10 con soli 6 tiri per dare tanto ossigeno ai suoi. Dall’altra parte Lillard non ha trovato l’esploit troppo spesso fondamentale per scrivere qualcosa alla casella “W” e CJ supera di poco il 30 % dal campo. I due campioncini infatti si arrenderanno nel finale alla maggiore esperienza di Derrick Rose che con un grande controllo dei momenti si rivela decisivo, insieme ad un rimbalzo di Carmelo, per la vittoria finale.

PHILIPS ARENA, ATLANTA. NEW ORLEANS PELICANS 112 – ATLANTA HAWKS 94

I Pelicans dopo il ritorno in campo di Jrue Holiday continuano a risalire, espugnano Atlanta senza dover scomodare numeri alla Wilt di Anthony “The Brow”. Lo strappo arriva già nel primo quarto, in cui i Pelicans vengono guidati in difesa da Davis, ed orchestrati in attacco da un grandissimo Tim Frazier, che chiuderà con 21 punti e 14 assist, confermandosi insieme a Terrence Jones tra le più piacevoli sorprese della Louisiana. Il +20 guadagnato all’inizio non verrà di fatto mai scalfito dai padroni di casa, che abbandoneranno la gara ad uno stucchevole garbage time da metà terzo quarto. Gli Hawks vanno in 6 in doppia cifra, ma nessuno dei suddetti prova a prendere in mano la squadra per provare a migliorare la situazione. Siamo in attesa di un altro ritorno, quello di Evans, che andrebbe a completare una squadra potenzialmente in grado di archiviare le difficoltà iniziali e farsi trascinare in alto da uno dei futuri dominatori di questa lega.

PEPSI CENTER, DENVER. CHICAGO BULLS 107 – DENVER NUGGETS 110

I Bulls non vincono a Denver dal 2006, come dicono loro: “and counting”. In Colorado va in scena la sagra della difesa inesistente, con quella di Denver ancora più labile di quella degli ospiti, nonostante la vittoria. La partita risulta quindi una tipica gara a chi tira meglio di metà Novembre, che alla fine viene vinta dai padroni di casa a causa di un fallo di troppo di Wade. Nel finale abbiamo avuto un’altra dimostrazione di come Gallinari non sia assolutamente identificabile come uomo franchigia dei Nuggets. Generalmente all’uomo franchigia, o leader, o semplicemente al giocatore più forte vengono affidati gli ultimi tiri, quelli più importanti e decisivi: stanotte abbiamo invece visto coach e supporting cast di Denver disegnare giochi, e consegnare nelle mani di Will Barton i palloni più pesanti, nonostante la guardia di abbia tirato 3/11 dal campo. 24 invece per Jamaal Murray, tra i più interessanti giovani Nuggets, 15 per Gallo e 16 di Chandler ad annullare i 35-8 di un pazzesco Jimmy Butler, supportato dai 22 di D-Wade e dagli 11 assist di Rondo.

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. OKLAHOMA CITY THUNDER 109 – LOS ANGELES LAKERS 111

Due squadre su cui erano state fatte previsioni diverse hanno ora lo stesso record. Naturalmente non sappiamo se i Lakers riusciranno a chiudere con un record positivo, quello che sappiamo con certezza è che hanno la possibilità di giocarsela con chiunque. Nella notte la spuntano contro i Thunder, grazie ad una buona difesa ed altri 55 punti dalla panchina. Il pino dei gialloviola si conferma numericamente il migliore della lega, tenendo sempre conto del fatto che semplicemente quella di LA non è una panchina, come avevamo già analizzato. La gara parte con un gran parziale a favore dei padroni di casa, che approfittano di un Westbrook ancora non totalmente coinvolto e trovano fino a 13 punti di vantaggio. La buona capacità di aprire il campo dei ragazzi di Luke Walton, contrapposta agli infiniti pick&roll centrali di OKC sembra dare buoni risultati da subito. A Los Angeles comincia a vedersi un sistema di gioco, tutti dimostrano grande cuore, ma il fuoriclasse non c’è. Ce l’hanno invece i Thunder, che si fanno trascinare nel secondo quarto fino a riagguantare una quasi parità (-1) all’intervallo. A cavallo tra terzo e quarto periodo l’intensità costante dovuta al minutaggio sociale di coach Walton paga per i Lakers, che trovano di nuovo una doppia cifra di vantaggio. Potersi permettere di non calare mai di prestazioni, come invece succede a squadre che schierano dei secondi quintetti più tipici, ai quali vengono affidati meno minuti e responsabilità, è un vantaggio incredibile, specie contro panchine carenti come quella di OKC. Il vero match comincia però quasi a metà dell’ultima frazione, quando RW ritorna in campo deciso a ricucire lo strappo per portarla a casa. Le scelte del numero 0 spesso fanno rabbrividire qualsiasi purista del gioco, ma come ancor più spesso capita queste tendono a pagare quando l’esecutore è Russell Westbrook. In seguito poi vedremo come questa sia più che mai la partita delle scelte assurde. Tornando alla narrazione, i Lakers non mostrano il mordente necessario a chiudere la partita, puntando ad addormentarla più che a consolidare il vantaggio. Westbrook approfitta di questo atteggiamento segnando 17 dei suoi 34 punti nel solo ultimo periodo, comprese tutte e 4 le sue bombe nell’arco di 4 minuti scarsi. L’energia con cui riesce ad esprimersi fino all’ultimo secondo è ormai una costante che ogni volta ancora ci sorprende e ci entusiasma, e porta i suoi fino al vantaggio: 109-108. I Thunder vanno avanti con 2 punti a seguito di un gran rimbalzo in attacco di Adams sull’ennesimo tiro in emergenza di RW a 21 secondi dalla fine. Walton prepara il gioco, i Lakers effettuano la rimessa, Ingram porta a spasso il pallone e qui accade l’impensabile: Nick Young taglia in maniera sbagliata verso il pallone, intercetta lo scarico destinato a Lou Williams meglio posizionato di lui, si porta oltre l’arco commettendo un’infrazione di passi, che per sua fortuna non viene sanzionata, e spara la tripla della vittoria. Dopo aver scampato la pubblica gogna Swaggy P va ad esultare insieme ai suoi, vantandosi di avere il ghiaccio nelle vene nel tripudio della folla gialloviola. Il gesto, tipico di D’Angelo, è di dubbia interpretazione: un omaggio o uno scherno al compagno dopo tutti trascorsi? Passando ora ai numeri, ripetiamo il 34-8-13 di Wetbrook, il ventello di Adams ed i 14 di Oladipo tra gli sconfitti; 17 di Swaggy, 18 di Clarkson e 16 di Mozgov tra i vincitori privi di D’Angelo Russell a causa di un lieve infortunio al ginocchio (dovrebbe tornare per le due gare consecutive contro GSW).