Nella nottata di mercoledì Detroit approfitta dello scontro favorevole contro Phila, da incrociare con la vittoria dei Cavs sugli Hornets per riavvicinarsi a quel tanto sognato ottavo posto. Rimanendo ad Est, i Pacers la provano a consolidare la loro posizione portandola rocambolescamente a casa contro i Knicks, mantenendo una gara di distanza da Chicago che resiste, con uno splendido e solitario Gasol, agli Wizards ancora pericolosamente fuori dalla picture. Heat che pagano l’arrivo del circo californiano in Florida e pertdono ancora terreno su Boston e Toronto. Ad ovest invece i testa-coda non producono risultati eccezionali a parte uno, i Grizzlies sbaragliano i Lakers, i Thunder i Mavs, gli Spurs vincono a Sacramento, ma tra i sobborghi meno fortunati di paperopoli, trionfano i Denver Nuggets.

Con una situazione che, almeno per le prime posizioni, appare più o meno definita o definibile ad Ovest, ed una parecchio movimentata e incerta ad Est, per voi le gare della notte.

AMWAY CENTER, ORLANDO. GOLDEN STATE WARRIORS 130 – ORLANDO MAGIC 114

Più che prolifica la doppia trasferta in Florida per Chef Curry e compagni, un back-to-back da meno di 24 ore durante il quale l’MVP ha il tempo di lasciare 42 punti a Miami, 51 a Orlando e la figlia a Disney World.

Gara tutto sommato equilibrata, Magic energici e ben preparati, Warriors leggermente opachi e stanchi per il tour de force, primi 2 quarti in cui nessuna delle due sembra poterla controllare. Dal terzo periodo in poi GS alza la testa con un 40-28 di parziale ma ancora lontano dal portarla a casa. Campioni stanchi, sì, tutti tranne Steph, che chiude con 10 bombe esplose su 15 lanciate e 20 su 27 totale. Oltre all’allucinante percentuale sono particolari i momenti in cui arrivano i lampi del fenomeno, tutti a cambiare il vantaggio in favore dei suoi, o a ricacciare indietro gli avversari quando sembravano poterla riprendere. Padroni di casa che si ritrovano un ottimo front-court con Vucevic (17-9) e Gordon (19-8) sconfitti solo da un grande Steph (51-7-8), poco aiutato dai suoi con doppia cifra per Barnes, Speights, Bogut e Green, ma nessuno particolarmente brillante.

TD GARDEN, BOSTON. MILWAUKEE BUCKS 107 – BOSTON CELTICS 112

Nona W in fila per Boston, il meccanismo di coach Stevens appare sempre più oliato, sarà senz’altro speciale, ma un’ ultima scelta da 175 cm che fa la superstar vorrà sicuramente dire qualcosa. Boston prende subito ritmo e controllo, guadagna subito una doppia cifra di vantaggio che mantiene fino all’intervallo. Nel terzo periodo i biancoverdi cercano lo strappo vincente e sembrano anche trovarlo, trascinati da un mirabolante Isaiah da 27 punti e 7 portate (alcune da gambero rosso) e da un Crowder chirurgico (10 tiri per 20 punti che sono manna dal cielo). Il nostro amato pterodattilo greco, reduce da una tripla doppia ci riprova (14-7-8) e insieme a Monroe (20-8) abbozzano una rimonta durante l’atto finale. Il piano dei Bucks viene smontato a 50 secondi dalla fine, IT con una magia dal pitturato arma nell’angolo la carabina di Jae che abbatte il cervo con la tripla del +7.

SMOOTHIE KING CENTER, NEW ORLEANS. OKLAHOMA CITY THUNDER 119 – NEW ORLEANS PELICANS 123

Gara tirata a punteggio alto, complici difese non proprio impeccabili e vari passaggi a vuoto dei Thunder, colpa del back-to-back? Non sembrerebbe, big dogs in campo per 40 minuti senza mai nascondersi, ma allora perchè le due pg dei Pelicans fanno 43 punti in combinata? Russ se proprio non sei stanco, fanne anche 44 ma almeno potresti provare a difendere. Uno splendido KD da 32-14-7 non basta per portarla a casa, se la panchina di NOLA porta 60 punti, quella di OKC è inesistente (20 punti). Se a tutto questo aggiungiamo che in doppia cifra vanno solo i big 3, e che Roberson si permette di tirare 2 sole volte in 22 minuti, collezionando la bellezza di 0 punti, la sconfitta si spiega eccome. Nonostante questo ai padroni di casa servono 30 punti del monociglio e 26 del re del mercato per vincerla. Proprio the Brow, decide nel finale, stoppa Westbrook con una giocata degna del miglior Buffon (rischiando un ginocchio), e fa partire l’azione conclusa da Anderson con la tripla che distrugge le speranze dei Thunder. Onore ai Pelicans per aver vinto il primo 4 contro 4 della storia NBA, Roberson infatti è in buona compagnia: Alonzo Gee in campo per 23 minuti non si azzarda nemmeno a tirare. Bravi gli altri del quartetto, 22 per Holiday e 21 per Norris Cole.

TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX. BROOKLYN NETS 116 – PHOENIX SUNS 106

Tredicesima grande Elle in fila per I Suns, contro una delle più sgangherate dell’Est a cui bastano i 24 di Bogdanovic a salvare la faccia in casa dei peggiori della lega al momento. Partita sostanzialmente finita all’intervallo (66-45), a cui Phoenix arriva con pochissime armi per pensare ad un risultato diverso. Sul finale un accenno di orgoglio fa ridurre lo svantaggio ai Soli, ma davvero troppo tardi e troppo poco per impensierire i Nets. Quintetto intero in doppia cifra per Brooklyn con Young da 18-8, insieme a Brown che porta 16 bombole di ossigeno dalla panchina. Dall’altra parte i Suns provano ad aggrapparsi al tiro di Teletovic, che produce 30 punti che purtroppo faranno solo statistica.

VIVINT SMART HOME ARENA, SALT LAKE CITY. SAN ANTONIO SPURS 96 – UTAH JAZZ 78

Alcuni numeri suggerirebbero che quella degli Spurs sarebbe la miglior difesa della storia, questo sicuramente è ancora da decidere, ma dare un +18 ad un avversario tutt’altro che semplice rimanendo sotto i 100 punti non è poca cosa. Con Gordon Hayward spesso intrappolato, tocca a Favors mettere punti sul tabellone. Derrick segna 25 a referto, ma sembra essere l’unico a trovare tiri decenti contro l’asfissiante difesa dei texani. Partenza diesel per SA che la chiude davvero solo nel finale, ma non sembra mai rischiare molto. il sigillo alla gara arriva con un gioco da 4 di Mills, seguito da bombe di Parker (16) e Leonard (29). 14-11 per Duncan, che le doppie doppie le ha inventate, e 15 per Aldridge. Per Utah oltre a Favors, doppia cifra solo per Hayward (11) e Hood (12), rispettivamente con 13 e 11 tiri.