Ultima puntata della versione Back to Business, ma non ultima puntata di NBA Summer su Baskettiamo.

Dopo che tutti hanno detto tutto, ecco la nostra sul passaggio di KD ai Golden State Warriors.
La storia della sua scelta sul cosa fare allo spirare del contratto con OKC è stata di certo la notizia guida per giorni, ma nel complesso si è risolta con estreme rapidità e discrezione. Nulla a che vedere con la iperesposizione strappalacrime di The Decision, con lo stucchevole “Dallas-non-Dallas” di DeAndre Jordan, e nemmeno con la telenovela Kevin Love prima della sua firma coi Cavs.
Il caos è arrivato dopo. Non parliamo solo dei fans delusi che rinnegano in vario modo la fede nel giocatore, bruciando magliette, inveendo via social, strappando abbonamenti. Ci sono state fortissime ripercussioni anche nel mondo degli addetti ai lavori. Il vulcanico Stephen A. ha definito quella di Durant “la più deludente e debole scelta di ogni tempo”. Il Commissioner della NBA Silver ha fatto un breve, ma salace, accenno al fatto di non amare troppo l’idea dei “superteams”, quale i GS Warriors sarebbero diventati. Charles Barkley, che ormai ne spara più del cannone per l’Uomo Volante del circo Barnum, ha addirittura asserito che gli Warriors non sono affatto migliorati con l’arrivo di KD. Il vecchio Chuck, davvero, ormai ama più scatenare polemiche che analizzare le situazioni, ma anche una pendola rotta segna l’ora giusta due volte al dì…Ma procediamo con ordine.

Scelta debole? Bisognerebbe definire prima quale sarebbe stata quella forte. Tutti sanno che, GS a parte, il team che è stato a un millesimo di millimetro da KD sono stati i Celtics. Guarda caso, storia alla mano, la squadra che, insieme a OKC e Cavs, ha più dato filo da torcere agli Warriors nell’ultimo biennio. Sarebbe stata una scelta “forte” e coraggiosa planare a Boston? Meno facile di volare alla Oracle, forse, ma non un salto nel buio. Si desiderava allora, forse, che KD ripercorresse le tappe Lebronesche per…no, tornare no, ma approdare alla sua hometown onde regalarle il secondo Anello. I Wizards sono una buona squadra, ma non hanno fatto i PO lo scorso anno, e nonostante due supergiocatori come Wall e Beal, è l’organizzazione generale della franchigia a destare qualche sospetto. Dunque: compiere una scelta forte voleva dire sotterrarsi in una situazione da cui sarebbe stato impossibile, per il giocatore, spremere altro che soldi? No, Stephen A. e quelli che la pensano come lui sono del tutto fuori strada. KD ha scelto bene. Ha scelto, come professionista, l’ambiente di lavoro che gli è sembrato migliore per raggiungere i suoi scopi. Una cosa che avremmo fatto tutti. Altro che “infame”. Inoltre, è andato a guadagnare meno che in altri posti. Il suo contratto è biennale e chiama una media di 27 milioni a stagione, meno di Mike Conley e come Al Horford. E nessuno dei due, né la pg dei Grizzlies né il nuovo centro di Boston, è paragonabile allo MVP 2014.

I Superteams. La frase di Adam Silver collega l’argomento Durant sia all’uscita di Stephen A. che a quella di Barkley, sia ai soldi che alle tavole. Il superteam è da identificarsi con una formula: Big Four. Quattro giocatori dominanti presenti nella stessa squadra. La nascita di superteams è dunque legata alla possibilità di pagare quei 4, cosa resa possibile dal nuovo contratto televisivo che garantisce alla NBA una cascata di oro mai vista prima, la quale ha fatto innalzare il salary cap delle franchigie. Gli Warriors, con l’arrivo di Durant, si son portati una decina di milioni oltre la soglia (104 vs 94 MM di totale monte stipendi). Le regole del cap sono molte ed articolate: GS non pagherà nessuna “tassa per il lusso” (ammenda prevista nel caso le franchigie sforino oltremodo il tetto salariale e fissata per questa stagione a 113 MM). Inoltre, l’anno prossimo, anno in cui scade il contratto di Steph, gli Warriors potranno beneficiare, per tenere Curry con sé, di un cap elevato a oltre 108 MM. Fatti due conti, insomma, GS potrebbe rinnovare il contratto di Steph a 26-30 MM tenendo controllate le multe da pagare e contando sul fatto che su base 108 MM la Luxury Tax dovrebbe scattare attorno ai 123 MM. Ora Curry guadagna 12 MM all’anno, il che significa che gli Warriors avrebbero a disposizione, prima della multa, uno spazio di circa 30 milioni per soddisfare le richieste del loro campione-icona. Tutto questo parlare di soldi è possibile GRAZIE ad Adam Silver, che quindi non può lamentarsi della nascita di un possibile superteam nella Bay Area; certo, lui avrebbe preferito nascesse a NY, ma per ora non è così….

Ma è davvero un superteam? No, cambiamo domanda: in che modo bisogna davvero guardare al roster di GS adesso? Non dimentichiamo che hanno perso sia Bogut che Speights che, soprattutto, Harrison Barnes. HB, onestamente, ha deluso alle scorse Finals, ma il suo vuoto, pur riempito da KD, è la prima briciolina che conduce alla vera questione: di che materia è composto il pino di coach Kerr? Ipotizziamo il seguente quintetto: Curry-Thompson-Durant-Green-Pachulia. La panchina prevede Livingston-Iguodala-David West-Varejao. Di certo gli innesti di Pachulia e di David West (di nuovo pronto a guadagnare pochissimo pur di vincere il Titolo) sono ottimi, ma le perplessità riguardano l’anno in più per Iguodala e la poca resistenza di Livingston: il giocatore, causa il ginocchio, è un miracolo vivente e non ha un’autonomia superiore ai 20 minuti sulle tavole. Ha un’autonomia di 2 ore camminando, per intenderci. La panchina manca di certezze nello spot di sg e sf, data la partenza anche di Barbosa. Looney è di fatto una matricola dopo aver perso tutto il suo anno da rookie per infortunio, e sia McAdoo jr che Ian Clark sono tutt’altro che solidi a livello PO. Quindi: affermare che GS non sia migliorata è di certo una sbruffonata tipica di Chuck, ma a livello di lotta per il primo posto ad Ovest, così come in ottica Finals, gli Warriors al momento presentano qualche interrogativo su cui i loro avversari potrebbero far leva.
Infine il classico veleno nella coda. Siamo sicuri che nella scelta di lasciare OKC non sia entrato, per KD, anche il desiderio di allontanarsi da Russell “scelte fuori controllo” Westbrook?