La Virtus Roma vince 67-63 al Palatiziano una partita crocevia della sua stagione, che allontana almeno momentaneamente la squadra di Dalmonte dalle sabbie mobili della bassa classifica e regala un barlume di speranza di poter lottare per i playoff nelle ultime partite della regular season. Reduce dalla faticosissima ma estremamente fruttuosa campagna di Russia in Eurocup, Roma ha rischiato tuttavia di subire da Capo d’Orlando uno scherzo carnevalesco di pessimo gusto, non riuscendo a chiudere al momento debito una gara dominata per venti minuti, e ritrovandosi ancora una volta spalle al muro a sette minuti e mezzo dalla fine, quando la squadra di coach Griccioli è riuscita a costruirsi un prezioso vantaggio di sette lunghezze (49-56 ) che sembrava davvero essere una anticamera senza ritorno per l’inferno per una Roma sfinita dall’impresa continentale del mercoledi, e soprattutto menomata fisicamente dalle assenze e dalle condizioni precarie di alcuni presenti. Invece ancora una volta, questa Roma poco qualitativa ma mai doma, è riuscita a ribellarsi al suo destino ed a portare a casa il risultato, malgrado una serata tragica nel tiro da tre punti ( 9% con 2/23 ), ma sorretta e condotta per mano dal solito sontuoso e gladiatorio Bobby Jones, autore di una prova da 19 punti e 4 palle recuperate dal valore di platino. Jones ha ancora una volta dimostrato di essere l’anima di questa squadra, l’esempio per tutti i suoi compagni, che sotto la sua spinta si sono messi  un pò tutti una mano sulla coscienza, ed hanno tirato fuori gli artigli nel momento forse più pericoloso della controversa stagione romana. Persino Triche, malconcio ma tenuto in campo per tutti gli ultimi dieci minuti finali da Dalmonte con la missione di andare ad attaccare il ferro avversario ( unico giocatore di Roma a disputare per intero la frazione conclusiva del match ), è stato capace di recepire il messaggio e dare un contributo fondamentale alla squadra nel momento dell’estremo bisogno. Gibson, dopo aver smesso di cercare ostinatamente le conclusioni dalla distanza ( 14 punti ma 1/9 da 3 ), si è messo anche lui ordinatamente al servizio dei compagni, insieme ad un Morgan che ancora una volta ha comunque fatto il suo ( 14 punti con 6 rimbalzi ). Roma parte bene e vola subito avanti sul 7-0 , tosta in difesa e supportata da un Jones che da subito fa capire che questa sarà comunque la sua serata. L’Upea ci mette un pochino ad entrare in partita, Hunt sotto canestro subisce l’atletismo di Morgan e gli esterni faticano a costruire buoni tiri. Sandri esce quasi subito inopinatamente dalla contesa vittima di una distorsione alla caviglia ( out mercoledi in Coppa e domenica a Sassari ), riducendo ancora più all’osso le rotazioni capitoline. Roma tuttavia riesce a volare sul +11 ad inizio del secondo quarto ( 23-12 ), per chiudere poi sul 32-24 all’intervallo lungo , dando la sensazione di poter gestire abbastanza tranquillamente la questione. Sensazione invece sbagliata, Griccioli toglie Hunt con tre falli e si inventa letteralmente la mossa di Archie centro, mossa dettata più da necessità che altro, ma che farà invece la fortuna dei siciliani, complice una Virtus rientrata sul parquet in palese debito di ossigeno e quell’insano insistere con il tiro dalla lunga in una serata con poca mira.  Cinque sanguinosi rimbalzi offensivi concessi, uniti alla velocità di esecuzione proprio dello stesso Archie sotto canestro ( 8 punti nel terzo quarto ), confezionano un parziale di 1-10 che manda l’Upea avanti di 3 ( 38-41 ) al 26′ e con un possesso di vantaggio all’ultima pausa. La spia rossa della benzina si accende subito nell’ultima frazione per Roma,con l’overtime russo che tira fuori tutte le tossine possibili da gambe e cervello di Jones, Gibson e soci. Sek Henry con una tripla mortifera spalanca le porte degli inferi ( e forse anche di qualcos’altro ) a Roma siglando il +7 Upea a 7’30 dalla fine ( 49-56 ), ma ancora una volta le forze nervose della disperazione, così come era accaduto a Volgograd sul -14, riescono a tirar fuori la Virtus dai guai grossi. Jones prende letteralmente per  mano la squadra, supportato da Morgan e da Triche, e costruisce un parziale di 12-2 che infiamma un Palatiziano alle soglie dell’ esaurimento nervoso e della depressione, ribaltando la contesa e portando la Virtus avanti 61-58  con poco più di un minuto e  mezzo da giocare. Ancora Henry dalla lunga ridà la parità ai siciliani sul 61-61, prima di un di un canestro tutto cuore ed attributi di Sua Maestà Bobby Jones, ed i liberi di Stipcevic e Gibson che risvegliano Roma da un incubo troppo brutto per essere vero, dopo le grandi imprese di Eurocup.