In queste ore Fabio Facchini e i suoi due commissari stanno compilando la lista degli arbitri per i playoff: sono in ballo due decisioni che decreteranno anche un giudizio finale sul suo lavoro, certamente agevolato dal sorteggio, novità invocata dal sottoscritto da molti anni ma messo ai voti in Lega – per iniziativa di Sassari – solamente un anno e mezzo fa. Fabio, che ha un coraggio pari al suo famoso concittadino Baracca, aveva il compito di “decastizzare” e ringiovanire la categoria. Il risultato è che col 33 per cento di arbitri di nuovo conio (giovani proprio no, visto che gli altri li sperimentano a 20 anni e la nostra trafila dopo i 30 passati salvo eccezioni) i casi di “mala gestione” del basket, usando un’espressione della Pm di Baskettopoli, le polemiche sono calate, il clima è meno tossico. Riguardo al “cerchio magico”, invece, ci andrei cauto per una ragione: Facchini ha preferito a una sana bonifica, guardando alcuni arbitri negli occhi, rendendosi garante delle “pecorelle smarrite” usando la carota perché gli piacerebbe andare in Fiba o all’Euroleaga, o ragionando di bassa politica. La sua ricetta all’uopo in questo anno è coprirsi le spalle, non avere nemici, come mettere assieme due arbitri di livello che vivono a pochi chilometri di distanza ma sono come cane e gatto, non si sopportano pensando di raggiungere due scopi. Erano forse nella terna di Varese?

Tornando invece ai due dilemmi che assillano Facchini, il primo è la compilazione del listone dei playoff, e non ci piove che per dare un senso al ringiovanimento sarà un gruppo di 24-25 arbitri (magari utile anche avere un paio di riserve a casa). Tutto il contrario del predecessore, con relativa letteratura: la casta, gli intoccabili, le chiacchiere su un meccanismo di possibile coinvolgimento nelle scommesse con un esposto inviato alla Procura di Reggio Calabria e ad altri soggetti. C’è chi sostiene che “più giovani metti dentro e più hai dei vantaggi, se non sono i migliori sono certamente cosiddetto più puliti”. “Liberi da lacci e lacciuoli” con un passato tragico del settennio 2005/2012 che tanto male ha fatto al basket”.

Nel lambiccarsi di Facchini c’è una correlazione fra la scelta del gruppo “primo arbitro” degli altri 14-15 del listone, e quindi la scelta dei TopTen avverrà fra quelli impiegati nella regular season quale “primo arbitro” anche se per dare omogeneità alle terne, a volte, con furbizia romagnola Facchini ha optato per il “primus inter pares”. Ovvero in certe gare delicate ha mandato un primo a fare il secondo o terzo. Una idea che condivido, e comunque credo che i primi 10 saranno questi, secondo un ordine alfabetico anche se cercherò di sapere la classifica di rendimento: Begnis, Cerebuch, Lamonica, Lanzarini, Martolini, Mattioli, Mazzoni, Paternicò, Sabetta, Taurino e forse potrebbe fare anche un pensierino per Baldini che ha appena preso il patentino internazionale.

Mi ritrovo dunque a riscrivere di arbitri nella settimana in cui la Fip deve decidere per la collaborazione con la Federtennis invitando il suo presidente-padrone, per una joint venture televisiva, argomento opportunamente ricordato nel comunicato stampa di stamane quale “ipotesi”. Su questo capitolo bisognerà andare infatti coi piedi di piombo, cautelarsi, vedere cosa offre il partner, la qualità del prodotto, gli organici occupazionali, i contratti in essere, e anche se sono d’accordo il CONI e la Corte dei Conti che potrebbero eccepire, in base anche a una circolare proprio di Petrucci come presidente CONI, di vietare alle Federazioni simili iniziative appaltandole a società esterne.

Ero allergico a scrivere un tempo di arbitri, contestavo le tesi del mitico Aldo Giordani fino a quando anno dopo anno, gestendo la sua eredità a Superbasket, mi sono accorto che aveva ragione. E per difetto, come ha dimostrato Baskettopoli, uno dei tanti “misteri italiani” forse poco gaudiosi costati allo stato migliaia e migliaia di euro, due anni di intercettazioni, soldi nostri, soldi dei contribuenti. Perché la lama non è stata affondata, e per fortuna la denuncia è partita da un poliziotto, perché altrimenti c’è il sospetto che sarebbe finita nel cestino: dopo quasi tre anni di udienze formali e rinvii, si va purtroppo verso le prescrizioni, con grande scorno delle vittime, di chi si è costituito parte civile, di chi ha patteggiato certificando che quelle cose si facevano, a cominciare dall’alto del sistema, gente la cui vita è stata rovinata e gente che ne ha tratto dei vantaggi. E anche dell’opinione pubblica, magari sperando che l’argomento venga trattato da Report, o da Repubblica o l’Espresso, dal Fatto Quotidiano o qualche altro giornale che volesse capire il cattivo uso che si è fatto sulla pelle dello sport.

Scrivo di arbitri, ancora una volta, per merito o a causa del Superfischietto. Come ho soprannominato Carmelo Paternicò, in seguito allo scontro di gioco col giocatore varesino Banks che ha cambiato corso alla gara di Varese quando la squadra locale era in vantaggio.

Fatalmente, chissà perché, certe cose capitano sempre a lui. Adesso si potrà affermare senza tema di smentita che è in grado di decidere le gare senza bisogno di usare il fischietto. In quale veste sarà la prossima volta? Spiace perché un episodio come quello della gara Varese-Siena, che in un altro contesto poteva essere preso come una comica da Paperissima, ha avuto un risvolto con danno per una sola delle squadre.

Varese era in vantaggio, si è ritenuta danneggiata. E mentre la terna arbitrale ha potuto fare ugualmente il suo lavoro, perché in fondo due bravi arbitri bastano per il Basket Spaghetti ai tempi della Spending Review, il pubblico varesino non ha giustificato l’incidente, già stizzito per precedenti casi – fra l’altro molto recenti, conclamati – come nel playoff dello scorso anno, protagonista lo stesso “Superfichietto”. Alla Fip se le vanno a cercare, e meno male che adesso c’è Petrucci… E quindi, dopo il danno anche la beffa: oltre alla gara persa è arrivata una multa di 2.200 euro, ma certamente si deve dare per scontato che, considerato il suo ben noto fair play che conquista i superiori, anche quelli della cosiddetta riforma arbitrale, Paternicò chiederà di scalare i prossimi due gettoni di presenza (uguale a euro 2.000) quale indennizzo alla società varesina o proporrà di devolverli in beneficenza.

Era, quella del popolare “Peter”, un nome da non infilare nell’urna del sorteggio, soprattutto per i precedenti. Ed è un pensiero generale, almeno 13-14 club la pensano come me e anche numerosi altri club europei quando vediamo da un filmato internazionale. Questo però senza giustificare chi commette violenza.

Il campione del cosiddetto “concetto levantino”, in fondo, mi sta più simpatico dei suoi capi che gli hanno dato la patente di intoccabile. Mi sta simpatico per le sue storie, dalla scalata al ranking che comincia con l’acquisto di migliaia di fischietti. Il venditore è l’italo-canadese pezzo grosso della Fiba che dopo una strapagata consulenza con la Fip, se non erro con Petrucci, sarà sempre il suo nume tutelare anche quando diventerà il capo politico di Fiba Europe, messo fuori da un giorno all’altro. Altro mistero…

Mi sta simpatico da professionista del giornalismo, perché basta una virgola sbagliata e ti trovi accusato di diffamazione, mentre lui se ne fa beffe dei regolamenti, come quella volta che a Bologna fece ripetere i tiri liberi affermando che il pubblico disturbava. Norma che non mi risulta sia insegnata ai corsi arbitrali. Sarebbe il massimo, come divertimento, del teatrino se non fosse per quell’intercettazione gravissima nei verbali di Baskettopoli dove chiama il capo degli arbitri, che fra l’altro è cliente del suo negozio, e con un linguaggio, da mammasantissima, pretende che faccia sparire un’arbitressa delle serie minori. Forse perché ostacolava il suo potere ai vertici dell’organizzazione arbitrale siciliana. Sissignori, gli era permesso anche di essere a capo degli arbitri, per cui gestiva le carriere della sua regione, fatto senza precedenti.

Comunque il reato è stato certificato dal Procuratore del basket, questo almeno è agli atti, salvo prescriverlo (tre anni minino di squalifica che per un arbitro valgono 120 mila euro, mica noccioline!) per scadenza dei termini. Meneghin difese l’arbitressa dicendo che era una cosa che faceva vomitare, come uomo di sport e come uomo avrebbe dovuto prendere una decisione ma adesso è fuori, e se deve essere “incoronato” presidente d’onore, speriamo che questo onore lo esibisca almeno riaprendo la pratica.

Magari farebbe bene a dare un’occhiata al fascicolo anche il “nuovo “Procuratore del basket, prima che ci pensi magari la Procura della Repubblica perché la stimata arbitressa, che fra l’altro è ingegnere civile, ricopre un ruolo nel comitato arbitrale siciliano in volontariato, si occupa di propaganda. Compito ancor più importante per convincere delle ragazze a intraprendere questa carriera, comunque fino ad oggi dai signori della Fip non ha avuto risposte. E se la ride sotto i baffi l’arbitro sempre fuori posto per antonomasia, come si è visto anche nel filmato di Varese – secondo solo alla bravissima suorina sua conterranea nei contatti su You Tube per le esibizioni di “The Voice of Italy” – dal quale si potrebbe ricavare un film didattico. Giusto per far capire, ovviamente, come si possono commettere tanti errori e arrivare sempre più in alto.

Mi sembra comunque lampante, giusto per sottolineare che vedendo certe carriere, la riforma degli arbitri, è la “incompiuta non grande” di una Fip che sulle questioni importanti, giustizia, spending review, assetto dei campionati, vigilanza, questione morale non prende mai posizione ma lavora sott’acqua e pensa solo alla vetrina. Come negli short pubblicitari, dove ormai sono sparitigli short dell’economia reale, e furoreggiano balsami, dentifrici, aperitivi, pappe per cani, profumi, dietetici, detersivi, servizi avanzati, cripto-farmaci, tutti prodotti che non costano niente e garantiscono grandi guadagni a chi li produce.

Quello che sta accadendo al basket è paradigmatico di quanto ci ha offerto lunedì Report sullo stato di salute dello sport italiano e il senso della gestione a tutti i livelli, da quello territoriale e di vertice (e soprattutto di controllo!), che registra sui media sponsorizzazioni sul candidato “scaccia-Minucci” a presidente di Lega. Sponsorizzazioni giornalistiche che dovrebbero avere il buon gusto di lasciare campo alla libera opinione, anche quando viene gestita purtroppo in modo squallido perché le nostre associazioni di tutela del lavoro giornalistico hanno le fette di salame sugli occhi. Siamo tutti responsabili, sia quando permettiamo certi interventi, come stare zitti quando un dirigente di club telefona all’una e passa di notte al capo degli arbitri pretendendo garanzie sul prossimo match minacciando campagne giornalistiche, come se la stampa, vista dal di fuori, potesse essere manipolata.

Mentre chiudevo l’argomento, mi sconcertano altre due notizie credo di prima mano: 1) Paternicò che avrebbe tre punti di sutura per il suo eroismo è stato designato-sorteggiato per il recupero di Cremona-Armani del 7 maggio, è stato segnalato, 2) sarebbe partita una pesante tirata d’orecchi al triumvirato che gestisce il settore arbitrale ancora in una situazione commissariale, segno di precarietà e instabilità, e non si capisce perché Petrucci e Laguardia aspettino a dargli stabilità e assetto definitivo.

Aggiungo, per comprensione, che il settore è gestito da un commissario (Gaetano Laguardia, vicepresidente vicario) coi due vice, uno dei quali sta al mondo arbitrale come se mettessero il sottoscritto al problema degli sbarchi clandestini. Facchini, come detto, ha poi due commissari, in precedenza erano ben 9 e si è capito che “troppi cuochi rovinano la minestra”, la NBA con 30 squadre si affida a un uomo solo. Vogliamo parlare di spending review?

La tirata d’orecchi riguarderebbe i rimborsi, c’era una delibera federale che stabiliva un tetto di spesa di 15 mila euro, cifra che sarebbe già spesa o vicino al tetto nonostante il titolare del settore sembra – con spirito encomiabile – non passi nemmeno alla segreteria i rimborsi spese. Eh no, amici cari: qui non può passare il principio di “chi più spende meglio spende” o di Trilussa: se tu hai mangiato un pollo e altri due no, per la statistica tutti hanno mangiato il 33 per cento.

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